Pellicola dal gusto vintage e piena di classicismi del genere thriller, ispirata ad un romanzo che più classico non si può, The Others riesce a dimostrare nel 2001 che si può ancora fare ottimo cinema anche se si utilizzano dei cliché ormai riconosciuti. L'unica cosa che fa Alejandro Amenàbar è concentrare la sua storia sui personaggi e su una suspense perfetta in ogni momento, circondandosi di un cast strepitoso capitanato dalla star allora candidata al Golden Globe Nicole Kidman, fragile, pallida e confusa proprietaria di una casa isolata dalle tecnologie moderne e dal mondo esterno per colpa di una nebbia fittissima. L'onnipresente tematica della morte è qui rappresentata nelle sue diverse sfaccettature, a partire dalla religiosità sempre in primo piano (la quale apre il film) fino ad arrivare ai più chiari rimandi naturali come gli alberi spogli e ricurvi e le foglie cadute e, per citarne ancora uno, le pareti (ma anche il soffitto, le porte e il pavimento) utilizzate come netta separazione tra il reale e il soprannaturale, recisione ben distinta di due mondi che si incontreranno in maniera violenta ed esplicativa solo alla fine del film.
La luce, simbolo di nitidezza e di lucidità, sempre soffusa un po' per necessità di sceneggiatura e un po' per simbolismo, viene portata sullo schermo dalla sapiente mano di Javier Aguirresarobe, che può mettere in mostra il suo talento grazie ad uno script dello stesso Amenàbar (che si rifà al libro Giro di Vite di Henry James) il quale gli permette dei giochi di ombre spettacolari e pieni di suspense in grado di oscurare la chiarezza della narrazione così come fanno le porte e le tende della casa con la luce del sole, mantenendo anche nella tecnica il concetto fondamentale dell'incomprensione da parte dei personaggi di determinati snodi. Anche le musiche sono perfette nei loro momenti, sempre minimali e a volte anche ridondanti, composte dallo stesso Amenàbar, riescono ad enfatizzare gli attimi di tensione senza incanalarsi verso i classici cliché dell'horror, ma mantenendo costante l'ansia del pubblico che cresce di pari passo con il ritmo della pellicola, che va da un inizio piuttosto lento che via via aumenta in crescendo fino ad arrivare al finale. Ma è la colonna sonora tutta ad operare questo processo di enfasi dei rumori e delle situazioni, compreso il missaggio sonoro, utile per sottolineare ogni piccolo scricchiolio e ogni minimo sospiro all'interno delle mura di una casa infestata da anime che devono trovare la loro pace. Unico leggero e sopportabile neo di questo fantastico lavoro fatto di piccole cose sono i dialoghi a volte troppo esplicativi dei personaggi, che sono certamente ben studiati ma che potrebbero svelare il colpo di scena finale prima del tempo, soprattutto ad uno spettatore attento ad ogni accurato dettaglio e ad ogni piccolo indizio messo dall'autore in ogni sequenza alla fine di rendere un apparente cliffhanger il più coerente possibile, grazie anche all'efficace montaggio di Nacho Ruiz Capillas che racconta in maniera diretta e serrata i momenti di angoscia, concentrandosi sui primi piani e sullo spaesamento del personaggio principale della Kidman. Un ottimo esercizio di stile, ma anche un efficace thriller che ricalca i più classici canoni del genere e che allo stesso tempo riesce ad invogliare lo spettatore a farsi trascinare più e più volte all'interno di questo onirico viaggio introspettivo, nonostante il finale si conosca già.
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