Come nasce una parodia? In che
modo un film che scimmiotta altre pellicole è in grado di diventare un cult
intramontabile piuttosto che una banale commedia priva di spunti
interessanti? Anche in una parodia la cosa importante è la passione per il
personaggio che si cerca di ridicolizzare. Ce lo hanno insegnato bene Billy
Wilder con il suo Vita privata di Sherlock Holmes e Mel Brooks con il suo
capolavoro più acclamato Frankenstein Junior. Il film nasce
dall’idea di un appassionato Gene Wilder che vuole mettere in scena una parodia
sul classico romanzo di Mary Shelley. L’attore chiede quindi aiuto al suo amico
Mel Brooks per completare la sceneggiatura e curare la regia del film, il
risultato è un fantastico capolavoro ancora oggi imitato ma privo di eguali,
pieno di gag senza precedenti e di un umorismo completamente originale. “Una volta scritta la storia, prendi una mazza da baseball e inizia a colpire
ogni punto della trama. Se reggono, le tieni, se anche solo scricchiolano le
riscrivi, perché la struttura è tutto” dice il buon Mel ad un inesperto Gene in
uno dei loro incontri, dando all’amico uno degli insegnamenti più importanti
per chi scrive film.
Forse è stata proprio l’accuratezza di Wilder nello
scrivere lo script a fare diventare Frankenstein Junior una delle migliori
sceneggiature comiche nella storia del cinema, grazie ai tempi comici perfetti
e al ritmo mai calante durante tutto il corso del film. Ma se la storia deve la
sua originalità soprattutto all’attore protagonista, la regia è tutta merito
dell’autore di Balle spaziali. Mel Brooks dimostra ancora una volta (dopo le
sue precedenti prove in Per favore non toccate le vecchiette, Il mistero delle
dodici sedie e la parodia western Mezzogiorno e mezzo di fuoco) di essere un
grande comico, capace di dare ad ogni inquadratura la giusta inclinazione
affinché diventi più divertente possibile. Non c’è solo una volontà comica in
Brooks, perché in ogni suo film cita sempre e senza mezzi termini le opere da
cui trae ispirazione. Se in Balle spaziali avevamo le dissolvenze, i personaggi
e l’introduzione tipiche della saga di George Lucas, in Frankenstein Junior troviamo un motivato bianco e nero, un
montaggio delizioso anche se grossolano, scenografie, costumi e musiche
perfettamente coerenti con le scelte registiche, il tutto inneggiante al
vecchio cinema horror della Universal. Anche il doppiaggio italiano
cerca di fare del suo meglio per mantenere inalterate le varie battute e gag
(“lupu ululà e castellu ululì” è una tra le tante), ma è ovvio che qualcosa si
perda, poiché si sta parlando di due lingue diverse. Lodi a non finire,
inoltre, al geniale cast che riempie il film con caratterizzazioni
meravigliose e indimenticabili, di fatto Igor è uno tra i personaggi più
memorabili di tutta la cinematografia mondiale. Ma non possiamo citare
solamente l’insuperabile Marty Feldman, perché sarebbe un affronto alle
interpretazioni fantastiche di Gene Wilder nel ruolo del Dr. Frederick
Frankenstein, di Peter Boyle nella parte del Mostro, di Cloris Leachman che
interpreta Frau Blucher e di tutto il resto del cast, capace di regalarci una
alchimia collettiva ormai rara e appassionante. “La commedia più divertente del
mondo” è la scritta che si può leggere sulla copertina del DVD di Frankenstein
Junior, forse un po’ esagerato per invogliarne l’acquisto, ma è fuori da ogni dubbio
che questo film è una pietra miliare della comicità mondiale, nonché prototipo
di tutte quelle che saranno le future parodie (da Una pallottola spuntata ai
moderni Scary Movie). Comicità d'altri tempi da recuperare senza mezzi termini.
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