16 dicembre 2012

Il Labirinto del Fauno

Con pochi film all'attivo, Guillermo Del Toro è riuscito a farsi notare non solo dagli appassionati di fumetti (ha diretto le due pellicole dedicate al personaggio di Hellboy), ma dal mondo cinefilo in generale, quelli che lo fanno e quelli che lo guardano con passione. Classificato come il suo lavoro più prestigioso, Il labirinto del fauno fonde in maniera precisa e magica la realtà con la fantasia, in questo caso quella particolare creata dalla mente di una bambina, la piccola Ofelia interpretata da Ivana Baquero. Non ci è però dato modo di sapere se tutto ciò che è inerente al mondo del Fauno e alla storia passata della principessa perduta sia una realtà parallela oppure un sogno della piccola fanciulla, ed è proprio questo il fulcro principale del film.
Ofelia potrebbe avere creato un mondo a parte all'interno della sua mente per sfuggire al malinconico presente che la vede imprigionata in un forte dell'esercito alla ricerca di ribelli, dove sua madre, impersonata da Ariadna Gil, sposa per necessità il generale Vidal interpretato da Sergi Lòpez, oppure potrebbe essere realmente la principessa perduta della fiaba narrata all'inizio del film e destinata a tornare nel regno di suo padre, il Re. Sebbene il montaggio (curato da Bernat Vilaplana) della sequenza finale proponga la prima come scelta effettiva, in entrambi i casi Il labirinto del fauno convince al 100%, senza riserve, se non per qualche interpretazione decisamente non ottimale (ma non sono altro che piccoli nei). La scelta, poi, di utilizzare quasi completamente degli effetti speciali vecchio stile, isolando la CGI a componente marginale, confonde ancora di più lo spettatore perché, come la bambina, si trova di fronte ad un fauno in carne e ossa, a delle scenografie concrete e, in generale, ad un mondo parallelo tangibile. A Doug Jones si devono le movenze del fauno e dell'uomo pallido, mentre i costumi efficaci e convincenti di Lala Huelte e il trucco supervisionato da David Martì (vincitore dell'Oscar) completano l'opera, inserendo mostri fantastici e reali all'interno delle spettacolari scenografie create dall'estro di Eugenio Caballero (anch'esso premiato dall'Academy assieme a Pilar Revuelta, l'arredatore dei set). Nota di merito anche per le musiche di Javier Navarrete, che sottolineano i punti più importanti del film e accompagnano lo spettatore all'interno di una storia tragica, drammatica e piena di speranza. In ultimo non si può non elogiare, come ogni volta che appare il suo nome all'interno di un film, il minuzioso lavoro a cui Guillermo Navarro ci ha ormai abituato. L'esperto direttore di fotografia, premiato con un'Oscar anche lui, riesce a racchiudere ogni singolo primo piano, ogni campo largo e ogni dettaglio all'interno di un'inquadratura illuminata con sapiente maestria, evidenziando ciò che il momento vuole trasmettere con il suo taglio di luce fantastico e mai sbagliato. Guillermo Del Toro firma la sua opera più grande, della quale scrive anche la sceneggiatura, regalando al pubblico un insieme intramontabile di emozioni, con uno studio particolare sui personaggi e con una storia che più universale non si può. Con una strizzatina d'occhio amichevole a Spielberg e una malinconica e commemorativa alla Spagna (il film è ambientato appena dopo la fine della sanguinosa guerra civile che ha toccato tutto il mondo ispanico), il regista trasporta tutti quelli che lo vorranno all'interno di un universo magico e accogliente, non privo però di pericoli e prove da superare, simbolo di un mondo probabilmente migliore di quello reale, ma certamente non sicuro come vorrebbe chi sta cercando riparo.


4 commenti:

  1. Ci credi che la prima volta che lo vidi alla fine qualche lacrimuccia mi è scesa?

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  2. Bellissima pellicola, unica pecca forse l'eccessiva violenza di alcune scene che fanno scadere in certi momenti, (non so se per volontà precisa del regista) l'atmosfera generale del film, nel grottesco.

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