9 novembre 2012

Lemony Snicket - Una Serie di Sfortunati Eventi

Quanto è difficile riuscire a narrare una storia drammatica in maniera che tutti possano fruirne? O meglio, quanto è difficile farlo in maniera originale? Brad Silberling tenta questa particolare e difficoltosa prova e ne esce bene, ma non del tutto illeso. Il pregio principale di Lemony Snicket - Una Serie di Sfortunati Eventi è quello di vantare un ottimo cast in toto, a partire dalla sempre brava Meryl Streep e dall'istrionico Jim Carrey, che però più di una volta esagera eccessivamente le sue performance e rischia di risultare troppo sopra le righe. Assieme a loro anche Timothy Spall nei panni del signor Poe, in piena forma come sempre, l'amichevole Billy Connolly in quelli dello zio Monthy, senza dimenticare la poca presenza di Catherine O'Hara nei panni del Giudice Strauss e, per finire, il brevissimo cammeo di Dustin Hoffman in quelli del critico teatrale.
Ottimi anche i giovani fratelli Baudelaire, in particolare la brava Emily Browning, sempre una spanna sopra suo fratello Liam Aiken, anch'esso però non da buttare via. Allora, vi chiederete ancora una volta, dove sta il problema? E' molto semplice: la sceneggiatura. La trama è infatti molto sommaria e non approfondisce per nulla una storia molto più valida in ambito letterario che in quello cinematografico. Basato sui primi tre romanzi della saga Una Serie di Sfortunati Eventi, il film non riesce mai a liberarsi da quell'alone di comico/grottesco sulla falsa riga dello stile burtoniano. Brad Silberling ha voluto a tutti i costi tentare di imitare la firma del regista di Burbank, fallendo proprio in questo. La pellicola non è di fatto burtoniana né tanto meno qualcos'altro. Non si riesce a capire perché l'autore abbia imposto ai suoi attori e ai suoi tecnici l'obbligo dell'esagerazione. Troppi tentativi di scivolare nel fantasy e pochi di questi riusciti. In particolare le varie interpretazioni di Jim Carrey convincono solo in parte, poiché lui non esagera solo i personaggi alternativi e inventati dal Conte Olaf, ma anche il conte stesso è una macchietta comica che non spaventa e non diverte, ma fa solo tenerezza e compassione. Silberling mostra che non vuole rischiare e il risultato è quanto di più classico ci possa essere per una pellicola così piena di potenziale. Gli eventi portanti, gli sviluppi e le sottotrame sono anch'esse appena abbozzate, a causa di un succedersi di eventi talmente frenetici che potrebbero risultare anche piuttosto confusionari. D'altra parte, però, dobbiamo essere obiettivi e non possiamo non elogiare l'ottimo mix tra live action e CGI, i dettagliati costumi di Colleen Atwood e la particolare fotografia di Emanuel Lubezki. In sostanza questo Lemony Snicket non è altro che una occasione persa, ma allo stesso tempo un buon intrattenimento per famiglie, se il vostro intento è quello di far capire ai vostri figli che bisogna andare d'accordo, rimboccarsi le maniche e aiutarsi l'un l'altro. Almeno tra fratelli. Poi, se la storia vi ha appassionato, l'unica cosa da fare è recuperarsi i volumi italiani della saga letteraria e, se amate le lingue straniere, reperire anche quelli ancora inediti nel nostro paese.


3 commenti:

  1. a una prima occhiata mi aveva colpito per lo stile molto burtoniano, ma come dici te alla lunga dimostra d'essere solo un blando tentativo. Se hai modo ti consiglio di leggere i libri, sono certo destinati a un pubblico infantile ma anche per i grandi un po 'bambinoni' hanno molto potenziale narrativo, a mio parere

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