C'è del preoccupante nel riproporre vecchi titoli in salsa moderna, ma c'è anche dell'interessante, perché se da un lato i remake accantonano l'opera datata per svecchiarla e riproporla ad un pubblico che non se la recupererebbe mai (un po' per mancanza di voglia e un po' per mancanza di possibilità, vista l'incredibile difficoltà nel reperire certi titoli legalmente), dall'altro questi progetti hanno il pregio di ricordare a tutti gli spettatori che c'è stata una versione precedente, migliore o peggiore che sia, e che è nel loro interesse recuperarla o meno. In questo caso scordare l'opera del 2009 di Dennis Illiadis e cercare in tutti i modi di reperire questo esordio registico del 1972 di Wes Craven sarebbe la cosa più giusta da fare. L'ultima casa a sinistra fece un enorme scalpore all'epoca e divise la critica in due, incapace di capire quale fosse il vero obiettivo dell'autore, il quale racconta una storia molto semplice: una ragazza viene rapita, stuprata e uccisa; gli assassini si fermano per caso in casa della loro vittima e i suoi genitori, una volta scoperto il tragico fatto, decidono di vendicarsi sugli stupratori.
Non c'è nulla da analizzare, nulla da descrivere, perché L'ultima casa a sinistra è una esperienza che va vissuta, e non si potrebbe fare altro che limitarsi a descrivere il proprio rapporto con questa pellicola, che presenta una forte critica sociale e anche un messaggio completamente negativo nei confronti dell'essere umano, sempre pronto a farsi trascinare dal vortice della vendetta anche in un mondo falsamente cristiano e pro-perdono dove invece vige ancora fortemente la mai accantonata legge del taglione. Ed è così che Craven fa lavorare i genitori della ragazza stuprata, punto forte di tutta la seconda parte della pellicola, giocando a fare a pezzi chi ha fatto a pezzi per primo e ad evirare chi ha usato il suo organo riproduttivo per violare con violenza una giovane e indifesa vergine in una delle più crudeli e forti sequenze del film: uno stupro ripreso da un piano sequenza che inquadra il volto del carnefice e quello della vittima durante l'atto sessuale, colpendo lo spettatore nel modo più crudo possibile, ovvero utilizzando gli occhi della disperazione di lei e la bocca animalesca di lui in un terrificante e violento connubio che spiazza e sconforta. Ma il film è zeppo di scene forti ed visivamente sconvolgenti, per cui gli appassionati di splatter anche un po' datati ne rimarranno soddisfatti e disturbati, perché la pellicola non è solo orrore gratuito e macabro, ma anche una concreta e demotivante riflessione sui pericoli del mondo contemporaneo, invisibili e indistinguibili, mascherati da giochi o scherzi ma sempre dietro l'angolo, dai quali ogni adolescente in cerca di ribellione dovrebbe guardarsi, non tanto per lui quanto per i suoi genitori. Ed è probabilmente questo il messaggio più importante e interessante che Craven vuole lanciare ai giovani, alcuni dei quali potrebbero essere stati suoi studenti (era insegnante prima di diventare regista): volete davvero che i vostri genitori si riducano così per una inutile ed evitabile sete di vendetta?
Aggiornare vecchie pellicole é sempre più un'esigenza del cinema moderno.. vuoi per mancanza di idee, vuoi per semplice omaggio. Che un remake faccia uscire una vecchia pellicola dall'essere circoscritta ad un'era “passata” in fondo va sempre bene. Ma purtroppo i remake validi si contano sulla punta delle dita!
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