5 maggio 2013

Nightmare - Dal Profondo della Notte


Ogni volta che diamo uno sguardo più o meno attento ai film horror dei giorni nostri, non possiamo dimenticare tutte quelle pellicole che hanno dato origine al genere così come l’immaginario collettivo moderno lo ha ereditato. Se pensiamo, ad esempio, a film (orribili, ma pur sempre film) come L’altra faccia del diavolo, automaticamente i nostri ricordi viaggeranno fino al capostipite L’esorcista di William Friedkin. Se invece ci concentriamo su Quella casa nel bosco (questa volta il titolo è consigliato, è un grande horror contemporaneo, fidatevi), è impossibile non rapportarlo al cult di Sam Raimi, La Casa. Quando, tuttavia, cerchiamo di pensare ad una pellicola che parla di incubi e serial killer eterei ma pur sempre reali, sono pochi i film che affiorano nella nostra mente. Forse perché il capostipite di tutti è uno dei pochi, grandi capolavori del cinema horror, impossibile da imitare. Stiamo parlando di Nightmare – Dal profondo della notte, il primo eccezionale episodio di uno dei franchise più redditizi di New Line Cinema, nonché il prodotto che salvò la casa di produzione dalla bancarotta.
Grazie alla sua idea, l’autore Wes Craven, che ne firma la sceneggiatura e la regia, è riuscito a farsi apprezzare da tutti fino ad essere considerato uno dei maestri dell'horror di quegli anni, creando un personaggio a metà tra l’ironico e lo spaventoso, che verrà poi sfruttato fino all’osso per poter racimolare più soldi possibile (sei sequel, uno spin-off e un remake). Merito soprattutto delle atmosfere cupe e grottesche ma allo stesso oniriche e fantastiche, le quali vengono valorizzate dalla musica di Charles Bernstein che lascia sospesa la situazione, giocando molto tra le sequenze reali e quelle dei sogni. Molto spesso si passa dallo stare svegli al dormire senza rendersene conto, ed è proprio questo su cui Craven punta: i sogni, spesso, sono così reali da convincerci che tutto stia succedendo davvero, e solo quando ci svegliamo capiamo l’assurdità della situazione (qualcuno ha detto Inception?). Il regista gioca con questo concetto fino al tragico risvolto finale, dando allo spettatore una sensazione di spavento continuo, poiché non si riesce più a distinguere se si stia sognando oppure no. Altra colonna portante del film è Robert Englund, che caratterizza un macabro serial killer dell’incubo e lo trasforma in quello che poi diventerà un brand amato da migliaia di persone. L’originalità del film, inoltre, sta nel fatto che Wes Craven si permette di violare una parte privata dello spettatore, ovvero il suo immaginario onirico, infiltrandosi nella mente di personaggi dormienti e spaventando il pubblico in maniera completamente innovativa e mai scontata, come se si venisse privati del proprio mondo personale, differente per ogni singolo spettatore. Oltre alle sequenze memorabili ricche di sangue e violenza (come, ad esempio, la morte di Glen, interpretato dall’esordiente Johnny Depp, qui al suo primo film), Nightmare – Dal profondo della notte può contare su una sicura empatia con il pubblico giovane, creata da uno studio approfondito di situazioni e personaggi come, ad esempio, il luogo comune dei genitori che non credono ai loro figli, qui presente in maniera quasi ossessiva. Insomma, che Wes Craven sia un genio nel giocare con due mondi (non dimentichiamoci la meta cinematografia della saga di Scream) è ormai un dato di fatto, ma in questo film c’è ben più che sangue, ragazzine urlanti e cattivi spaventosi, grazie a Freddie Krueger non dormirete più sonni tranquilli e non vi sentirete più al sicuro da nessuna parte, nemmeno nei vostri sogni.

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