Uno dei più significativi classici Disney degli anni novanta si permette di recuperare una delle più classiche e note storie del drammaturgo inglese William Shakespeare. Sì, perché volente o nolente Il Re Leone non è altro che una versione africana e animalesca di Amleto. Questo, ovviamente, non è un punto a sfavore per la pellicola di Rob Minkoff, anzi è tutto di guadagnato, anche perché non è la storia il punto centrale di questo film. Sceneggiato da Linda Woolverton assieme a Jonathan Roberts e a Irene Mecchi, lo script vive soprattutto di personali originali e caratterizzati molto bene, nei quali sono reperibili in maniera chiara e determinata i loro principali tratti emotivi. Simba è di fatto il buono e ingenuo dall'inizio alla fine, Scar è il cattivo subdolo e doppiogiochista in ogni sequenza, Mufasa è il saggio padre che viene a mancare, Zazu è il simpatico maggiordomo sempre al fianco del re e così via. Non manca il lato comico portato avanti nel corso della storia da personaggi secondari come Pumbaa, Timon e le tre iene, utili anche a smorzare i toni decisamente tragici della fine del primo atto.
L'uso dei colori è particolarmente studiato, ed è molto interessante notare quanto ogni colore venga utilizzato con accezione sia positiva che negativa: il rosso, ad esempio, è simbolo di nascita quando rappresenta l'alba mentre è simbolo di pericolo quando viene usato per il fuoco, il blu a sua volta aiuta i toni tragici del periodo di reggenza di Scar, ma è anche ciò che racchiude le stelle da dove i grandi re del passato scrutano i propri discendenti. Molto interessante, inoltre, il montaggio di Ivan Bilancio, capace di enfatizzare i momenti salienti della pellicola dando loro un ottimo ritmo e una fantastica cadenza, giocando qua e là con ralenti e altri effetti particolari. Altro tema interessante è il modo in cui viene trattata la natura, la quale è ricca di un simbolismo veramente eccezionale: tutto ciò che succede tra i leoni si ripercuote nella natura, ma non solo. Essa è infatti anche complice in positivo e in negativo dei protagonisti, basti pensare alla scena dei rovi che permettono a Simba di scappare ma impediscono alle iene di inseguirlo. Una piccola sequenza portata come esempio, ma riguardatevi il film è provate a trovare tutte le cose simili (il balletto sulle note di Voglio diventar presto un re ne è la rappresentazione canora). In ultimo impossibile non elogiare le fantastiche e spettacolari musiche del compositore Hans Zimmer, ormai nome conosciuto e acclamato ma allora, nel lontano 1994, solo un musicista esordiente alle prime armi: le sue note riescono ad accompagnare la visione in maniera eccezionale, trasmettendo allo spettatore la sensazione di essere trasportato in quei luoghi caldi e aridi in cui la storia si svolge. Non c'è niente di sbagliato ne Il Re Leone, uno dei punti cardine della produzione disneyana e uno dei film che ha segnato l'inizio di una nuova era di pellicole animate prima della decadenza effettiva circa una decina di anni dopo. Sicuramente lo avrete visto e rivisto, ma personalmente è uno dei quei film che non riusciranno mai a stancarmi per quante volte possa buttarmici. Se invece non avete ancora avuto il piacere di recuperare questa animazione spettacolare non devo essere certo io a consigliarvi di farvi trascinare da Minkoff e dalla sua regia precisa e minuziosa, sperando che possiate apprezzarlo almeno la metà di quanto lo adoro io.
Shakespeare con gli animali! Capolavoro della mia infanzia che non disdegnerei dal rivedere anche ora da adulto u.u
RispondiEliminaMercoledì, cioè domani, esce la videorecensione proprio dedicata a questo.
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