12 gennaio 2013

Il Re Leone

Uno dei più significativi classici Disney degli anni novanta si permette di recuperare una delle più classiche e note storie del drammaturgo inglese William Shakespeare. Sì, perché volente o nolente Il Re Leone non è altro che una versione africana e animalesca di Amleto. Questo, ovviamente, non è un punto a sfavore per la pellicola di Rob Minkoff, anzi è tutto di guadagnato, anche perché non è la storia il punto centrale di questo film. Sceneggiato da Linda Woolverton assieme a Jonathan Roberts e a Irene Mecchi, lo script vive soprattutto di personali originali e caratterizzati molto bene, nei quali sono reperibili in maniera chiara e determinata i loro principali tratti emotivi. Simba è di fatto il buono e ingenuo dall'inizio alla fine, Scar è il cattivo subdolo e doppiogiochista in ogni sequenza, Mufasa è il saggio padre che viene a mancare, Zazu è il simpatico maggiordomo sempre al fianco del re e così via. Non manca il lato comico portato avanti nel corso della storia da personaggi secondari come Pumbaa, Timon e le tre iene, utili anche a smorzare i toni decisamente tragici della fine del primo atto.
L'uso dei colori è particolarmente studiato, ed è molto interessante notare quanto ogni colore venga utilizzato con accezione sia positiva che negativa: il rosso, ad esempio, è simbolo di nascita quando rappresenta l'alba mentre è simbolo di pericolo quando viene usato per il fuoco, il blu a sua volta aiuta i toni tragici del periodo di reggenza di Scar, ma è anche ciò che racchiude le stelle da dove i grandi re del passato scrutano i propri discendenti. Molto interessante, inoltre, il montaggio di Ivan Bilancio, capace di enfatizzare i momenti salienti della pellicola dando loro un ottimo ritmo e una fantastica cadenza, giocando qua e là con ralenti e altri effetti particolari. Altro tema interessante è il modo in cui viene trattata la natura, la quale è ricca di un simbolismo veramente eccezionale: tutto ciò che succede tra i leoni si ripercuote nella natura, ma non solo. Essa è infatti anche complice in positivo e in negativo dei protagonisti, basti pensare alla scena dei rovi che permettono a Simba di scappare ma impediscono alle iene di inseguirlo. Una piccola sequenza portata come esempio, ma riguardatevi il film è provate a trovare tutte le cose simili (il balletto sulle note di Voglio diventar presto un re ne è la rappresentazione canora). In ultimo impossibile non elogiare le fantastiche e spettacolari musiche del compositore Hans Zimmer, ormai nome conosciuto e acclamato ma allora, nel lontano 1994, solo un musicista esordiente alle prime armi: le sue note riescono ad accompagnare la visione in maniera eccezionale, trasmettendo allo spettatore la sensazione di essere trasportato in quei luoghi caldi e aridi in cui la storia si svolge. Non c'è niente di sbagliato ne Il Re Leone, uno dei punti cardine della produzione disneyana e uno dei film che ha segnato l'inizio di una nuova era di pellicole animate prima della decadenza effettiva circa una decina di anni dopo. Sicuramente lo avrete visto e rivisto, ma personalmente è uno dei quei film che non riusciranno mai a stancarmi per quante volte possa buttarmici. Se invece non avete ancora avuto il piacere di recuperare questa animazione spettacolare non devo essere certo io a consigliarvi di farvi trascinare da Minkoff e dalla sua regia precisa e minuziosa, sperando che possiate apprezzarlo almeno la metà di quanto lo adoro io.


2 commenti:

  1. Shakespeare con gli animali! Capolavoro della mia infanzia che non disdegnerei dal rivedere anche ora da adulto u.u

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mercoledì, cioè domani, esce la videorecensione proprio dedicata a questo.

      Elimina