18 dicembre 2012

Monkeybone

Se doveste giudicare un libro dalla copertina o, per meglio dire, un film dalla locandina, non dareste mezza lira a questo Monkeybone. Voglio dire: Brendan Fraser all'interno dell'immagine accerchiato da personaggi fantastici con una scimmia di pezza come protagonista principale, il tutto sopra uno sfondo pieno di nubi temporalesche violacee? Che razza di film è? Poi si inizia a dare un'occhiata ai piccoli titoli presenti sotto ogni locandina, scoprendo che la regia è di Henry Selick, il tanto acclamato autore di Nightmare Before Christmas, ed ecco che tutto ciò che prima era apparentemente senza senso prende finalmente un significato grottesco e goliardico.
Il nome fa la differenza, perché questo nome significa qualità, soprattutto se si pensa al genere che questo film rappresenta e alla filmografia di Selick finora. Pochi titoli, vero, ma tutti più o meno sullo stesso stile e nessuno di questi trascurabile. Da notare anche che Selick è riuscito a dirigere in maniera più che valida un attore mediocre come Brendan Fraser: già solo questo vale la visione del film. Se poi si conta la storia simpatica scritta da Sam Hamm e ispirata al graphic novel Dark Town di Kaja Blackley, narrata nell'ormai canonica maniera del "burtoniano onorario" che è Henry Selick, uno dei più bravi a fondere temi adulti e importanti (l'eutanasia, la morte, il matrimonio e l'amore incondizionato) con del sano umorismo a volte classico e a volte decisamente dark, ecco che salta fuori una pellicola più che godibile. Assieme a Fraser troviamo Bridget Fonda ad interpretare la dolce metà del protagonista e la meravigliosa Whoopy Goldberg nei panni della Morte. La voce originale di Monkeybone è di John Turturro, doppiato in italiano da  Fabrizio Vidale. Si cita di continuo, da Salvador Dalì nei momenti onirici fino ad arrivare a Stephen King come personaggio effettivo del film, la pellicola regala un impatto visivo decisamente interessante, anche se spesso ammiccante al sopracitato film con protagonista Jack Skellington. Le musiche sono firmate da Anne Dudley, che riesce a comporre una simpatica colonna sonora a metà tra l'oscuro e il ridicolo, proprio come è ogni cosa in questo film, dalla doppia recitazione di Fraser (sia quando è Stu che quando è Monkeybone) alle scelte di inquadratura (tanti obiettivi usati per distorcere l'immagine e dare il giusto effetto di disorientamento) fino ad arrivare al mix che fa vivere il film, ovvero quello tra live action e stop-motion, tanto cara al buon Henry Selick e motivo per cui non ha girato ancora una decina di film. La stop-motion è infatti un tallone d'achille per i registi, soprattutto nell'era del digitale, ed utilizzarla per fondere pupazzi e cartoni e un rischio produttivo che pochi sono disposti a correre. Tra questi pochi figurano Mark Radcliffe e il ben più noto Chris Columbus, due figure che nello stesso anno metteranno la loro firma anche sulla produzione esecutiva del ben più fortunato e sicuramente più "per tutti" Harry Potter e la Pietra Filosofale. Non è stato certamente baciato dalla dea bendata, questo Monkeybone, che potrebbe apparire come una banale copia di Beetlejuice - Spiritello Porcello, tuttavia il mio consiglio è quello di fidarvi di Henry Selick, delle sue visioni e del suo stile, dare una possibilità a questo film e valutare se sia o meno nelle vostre corde. Se siete appassionati di stop-motion, personaggi stravaganti e se siete dei fan di Tim Burton, questo film fa decisamente al caso vostro, altrimenti alla larga.


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