Rivangare il passato è ormai un metodo utilizzato
quotidianamente nel mondo del cinema, soprattutto quando si cercano “nuove”
idee per presentare al pubblico storie diverse. A volte si prende spunto da
vecchie pellicole, altre volte dalla letteratura. Ma se prendiamo una icona
letteraria come Edgar Allan Poe (grazie al quale è nato il genere horror sui
libri), ecco che tutto ciò che c’era da raccontare è già stato fatto. Come
fare, dunque, a rendere ancora una volta i racconti dell’arabesco (e tutta la
bibliografia dell’autore) nuovi ed originali? Ecco che spunta una sceneggiatura
di Ben Livingston ed Hannah Shakespeare che, in maniera scrupolosa e quasi
maniacale, cercano di trovare il modo di reinventare e rinnovare un innovatore, ma a volte i film bisogna prenderli per quello che sono. Questa
pellicola di James McTeigue (molti lo ricorderanno per la regia di V per
Vendetta) risulta spesso delicata e timorosa, più incentrata sul lato
commerciale che su quello dei rimandi alla letteratura e dei toni grotteschi.
La sfortuna è che hanno voluto prendere spunto da un maestro dell’orrido come Edgar
Allan Poe, per cui qualunque eventuale paragone farebbe risultare questo film come perdente in partenza. Poe
è un autore (ma anche un personaggio) inarrivabile, e i continui occhi a palla
di John Cusack aiutano il protagonista a simpatizzare con il pubblico, quando
invece dovrebbe essere il contrario, visto l’antieroe quale è. Tuttavia i
tentativi di collegarsi ai toni di Poe ci sono e, battute commerciali a parte,
il film risulta molto godibile, arricchito qua e là da alcune interessanti
sottigliezze da cogliere (una anche nel duello speculare e verbale tra Poe e la
sua nemesi). Molto interessante il montaggio serrato di Niven Howie e le scene d’azione in generale, che
rendono il tutto completamente godibile e pieno di brio. Questo anche grazie ad
un ritmo ben studiato che alterna momenti di riflessione con
sequenze di tensione e azione, condendo il tutto con un pizzico di romanticismo
che non guasta mai. Qua e là ci sono dei leggeri scricchiolamenti che non fanno
sollevare la pellicola all’ottimo che si sarebbe potuta permettere visto il materiale che recupera, ma le
scenografie suggestive e ricche di elementi alla Poe ad opera di Roger Ford rendono il tutto molto
intrigante. L’errore di molti è quello di paragonare The Raven ai
romanzi dell’autore, il che sarebbe un po’ come paragonare il Pinocchio della
Disney con il libro di Collodi. Insomma, sono due prodotti assolutamente
diversi, l’uno moderno, gli altri ottocenteschi, destinati cioè ad un pubblico
completamente differente. E, se Poe ha inventato un genere, McTeigue gli ha reso
omaggio nella maniera a lui più consona, offrendogli un film pieno di nebbia,
mistero e corvi. Certo è che si sarebbe potuto spingere di più l’acceleratore
per quanto riguarda l’orrido, il sangue e la violenza (alcuni racconti
riuscirebbero ancora a non farvi dormire, credeteci), ma tant’è. Se questo film
servirà come traino dei più giovani verso la letteratura ottocentesca di uno
dei più grandi e controversi autori di tutti i tempi, allora avrà
raggiunto il suo scopo. Perché se cercate in The Raven qualcosa di innovativo, originale e particolarmente dark non lo troverete, ma potete essere sicuri di trovare un 1849 nascosto da una natura insidiosa, narrato da fogne
umide e buie e interpretato da personaggi insidiosi.
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