Senza tante patetiche introduzioni tuffiamoci subito nell'analisi di questo sesto capitolo della saga narrativa ideata da J. K. Rowling e portata sullo schermo da una rosa di registi interessanti fino a quest'ultimo David Yates, che usa la serie come trampolino di lancio per la sua carriera cinematografica, la quale però è impossibilitata ad essere lanciata a sua volta. Harry Potter e il Principe Mezzosangue è infatti un film più romantico che fantasy, dove le magie si riducono a qualche luccichio di bacchetta e ad un nugolo di mostriciattoli a metà tra Gollum e il cancro di Hellboy - The Golden Army, per non contare l'interessante utilizzo della nebbia funerea di Lord Voldemort e del fuoco liberatore di Albus Silente, effetti speciale che qualunque amatore di YouTube potrebbe replicare con After Effect (ovviamente non in quella quantità, ma questo è un problema di economia monetaria). In sostanza il punto debole di questo sesto capitolo è proprio il voler puntare su una comicità romantica decisamente fuori luogo e di lasciare alla componente dark solo gli scarti di tutto ciò.
Si ride per le facce gigionesche di Rupert Grint che, tra il tentativo di diventare il portiere della squadra di Quidditch e l'amore per l'Hermione di Emma Watson e la Lavanda di Jessie Cave, risulta ancora più protagonista di Daniel Radcliffe e del suo rapporto imbarazzato con Bonnie Wright, che interpreta Jinny Weasley. Il conflitto interiore di Draco Malfoy, aka Tom Felton, è un altro esempio di questo cambio di rotta: Draco è volutamente lasciato in disparte, e qualche sequenza è davvero interessante, peccato però che i suoi timori non vengano mai analizzati in maniera precisa. Per cui non possiamo dare tutta la colpa a David Yates, perché parte di questa deviazione dai toni preannunciati nel precedente film la si deve allo sceneggiatore Steve Kloves, che non si concentra su Voldemort e i suoi Mangiamorte, ma si lascia affascinare dalle passioni adolescenziali, dai primi amori e dalle prime delusioni, affidando le tematiche oscure alla fotografia di Bruno Delbonnel che fa un buonissimo lavoro, ma che non basta per fare di Harry Potter e il Principe Mezzosangue un memorabile capitolo della saga. Se poi si pensa allo stravolgimento eccessivo che subisce il finale, entrando in conflitto con l'essere vero e proprio dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere durante il corso delle pellicole, la frittata è fatta. Alan Rickman che si scopre per quello che è - o forse no? - non può sostenere da solo una scena così emotivamente forte ma priva di motivazioni psicologiche logiche (perdonate il gioco di parole). Anche le musiche di Nicholas Hooper tentano di risollevare il film al genere fantasy che lo aveva lanciato, ma invano. Il tutto scivola in un tripudio (parola forte ma efficace) di romanticume smielato e simpatico, che tutto è fuorché spaventoso, terrificante e pericoloso. Interessanti le sequenze nella Tana dei Weasley e quella all'interno della caverna dove è nascosto l'Horcrux, ma la sceneggiatura ha subito troppi stravolgimenti per trasformarsi in un film che più politically correct non si può. Tre stelle per la tecnica, ma due alla storia. Si sta avvicinando la conclusione, ma la domanda è una: che fine ha fatto Lord Voldemort?
Per me un qualcosa di insalvabile. Due stelle sono anche fin troppo generose!
RispondiEliminaNon so, rivedendolo a livello estetico funziona anche. Probabilmente è il ricordo del romanzo che sta svanendo... Sicuramente uno dei punti più bassi dell'intera saga.
EliminaA livello estetico ha il suo innegabile e laido perché, ma la storia non regge. Troppe falle (sì, anche peggio dell'ultimo Batman!), momenti ridicoli e brutture varie. Con queste cose manco un livello estetico si salva a mio avviso.
EliminaRivedendolo non so se siano falle vere e proprie, credo sia piuttosto una errata scelta di stile. Hanno sbagliato a puntare tutto sull'amore adolescenziale e lasciar perdere il fantasy. E' una saga fantasy, alla fine, e di fantasy non c'è un bel niente.
Eliminacompletamente d'accordo troppo amore poco fantasy poco voldemort poco draco comunque e stato yates e voler concentrarsi sulle storie d'amore lo dice negli extra del blu-ray percio non credo sia colpa di steve kloves sicuramente il peggiore della saga ma abbastanza godibile
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