7 dicembre 2012

Lo Squalo


In queste poche righe cercherò di presentarvi al meglio uno dei più grandi film a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, talmente importante da creare un nuovo filone di horror/thriller basati sui “mostri marini” (tra virgolette perché, sia questo che i Piranha di Joe Dante sono animali comuni, e non mostri). A dirigere la pellicola è proprio il Re Mida di Hollywood, Steven Spileberg, che si innamorò a prima vista di un racconto di Peter Benchley (che divenne un bestseller), il quale a sua volta ha tratto ispirazione da fatti realmente accaduti in New Jersey nel 1916 (gli attacchi di squalo del Jersey Shore).
Ecco, quindi, che dall’unione di realtà, letteratura e cinema, nacque Jaws, rinominato in Italia come Lo squalo. Calatosi nuovamente nei panni di menestrello del cinema, Steven Spielberg mette in moto tutta la sua fantasia e realizza una vera e propria opera d’arte, dove ogni inquadratura ha un suo preciso significato e scopo, e dove la manualità e la produzione artigianale la fanno da padrone (tant’è che in ogni parodia o citazione di questo film si può trovare la frase “si vede che è finto”). L’introduzione orrida e immersa nel buio della notte ci proietta subito in un atmosfera di tensione e di pericolo, anticipandoci tutto ciò che accadrà più avanti, e presentandoci la storia come un mix di fobia e avventura, con lupi di mare pronti a gettarsi allo sbaraglio e poliziotti completamente terrorizzati dal mettere anche un solo piede in acqua. Il regista si getta nel misterioso e spaventoso mondo degli abissi marini, centrando in pieno l’obiettivo di mostrare allo spettatore qualcosa di misterioso e di grottesco, che non è da tutti i giorni (la stessa storia non avrebbe funzionato con un leone nella savana o simili). Punti forti sono, ovviamente, il perfetto montaggio e il dettagliato piano di regia, sorretti entrambi da una sceneggiatura mai opinabile e scritta in maniera divina (geniali i momenti in cui tutto sembra essersi risolto per il meglio, fino ad un tragico risvolto che arriverà qualche secondo dopo). Ma, quando si parla di questo film, non si può dimenticare, o anche solo lasciare in disparte, l’immenso lavoro di John Williams che, partendo da due note (mi-fa, mi-fa), è stato capace di comporre una delle colonne sonore ancora oggi più sfruttate e copiate di tutti i tempi, entrando nell’immaginario collettivo tanto quanto il tema di Psyco di Alfred Hitchcok. In sintesi, Lo squalo si getta nei toni spaventosi dell’horror, ma anche in quelli adrenalinici dell’avventura, diventando il primo caposaldo di un nuovo ed entusiasmante genere, che porterà non solo ai suoi tre (tristi) sequel, ma anche ad altre nuove e, a volte, interessanti, pellicole. Se ancora non avete avuto il coraggio di immergervi in questo film, oppure pensate di non ricordarvelo abbastanza, recuperatelo e riguardatevelo il prima possibile, preparandovi ancora oggi a saltare dalla poltrona, per gridare solo in un secondo momento la fatidica frase "ma si vede che è finto".


Nessun commento:

Posta un commento