In queste poche righe cercherò di presentarvi al meglio uno dei più grandi film a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni
’80, talmente importante da creare un nuovo filone di horror/thriller basati
sui “mostri marini” (tra virgolette perché, sia questo che i Piranha di Joe
Dante sono animali comuni, e non mostri). A dirigere la pellicola è
proprio il Re Mida di Hollywood, Steven Spileberg, che si innamorò a prima vista
di un racconto di Peter Benchley (che divenne un bestseller), il quale a sua
volta ha tratto ispirazione da fatti realmente accaduti in New Jersey nel 1916
(gli attacchi di squalo del Jersey Shore).
Ecco, quindi, che dall’unione di
realtà, letteratura e cinema, nacque Jaws, rinominato in Italia come Lo squalo. Calatosi nuovamente nei panni di menestrello del cinema,
Steven Spielberg mette in moto tutta la sua fantasia e realizza una vera e
propria opera d’arte, dove ogni inquadratura ha un suo preciso significato e
scopo, e dove la manualità e la produzione artigianale la fanno da padrone
(tant’è che in ogni parodia o citazione di questo film si può trovare la frase “si vede che è
finto”). L’introduzione orrida e immersa nel buio della notte ci proietta
subito in un atmosfera di tensione e di pericolo, anticipandoci tutto ciò che
accadrà più avanti, e presentandoci la storia come un mix di fobia e avventura,
con lupi di mare pronti a gettarsi allo sbaraglio e poliziotti completamente
terrorizzati dal mettere anche un solo piede in acqua. Il regista si getta nel
misterioso e spaventoso mondo degli abissi marini, centrando in pieno
l’obiettivo di mostrare allo spettatore qualcosa di misterioso e di grottesco,
che non è da tutti i giorni (la stessa storia non avrebbe funzionato con un
leone nella savana o simili). Punti forti sono, ovviamente, il perfetto
montaggio e il dettagliato piano di regia, sorretti entrambi da una
sceneggiatura mai opinabile e scritta in maniera divina (geniali i momenti in
cui tutto sembra essersi risolto per il meglio, fino ad un tragico risvolto che
arriverà qualche secondo dopo). Ma, quando si parla di questo film, non si può
dimenticare, o anche solo lasciare in disparte, l’immenso lavoro di John
Williams che, partendo da due note (mi-fa, mi-fa), è stato capace di comporre
una delle colonne sonore ancora oggi più sfruttate e copiate di tutti i tempi,
entrando nell’immaginario collettivo tanto quanto il tema di Psyco di Alfred
Hitchcok. In sintesi, Lo squalo si getta nei toni spaventosi
dell’horror, ma anche in quelli adrenalinici dell’avventura, diventando il
primo caposaldo di un nuovo ed entusiasmante genere, che porterà non solo ai
suoi tre (tristi) sequel, ma anche ad altre nuove e, a volte, interessanti,
pellicole. Se ancora non avete avuto il coraggio di immergervi in questo film,
oppure pensate di non ricordarvelo abbastanza, recuperatelo e riguardatevelo il
prima possibile, preparandovi ancora oggi a saltare dalla poltrona, per gridare solo in un secondo momento la fatidica frase "ma si vede che è finto".
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