Se dovessimo stilare una lista di film meno conosciuti ma decisamente ben fatti, questo I Figli degli Uomini sarebbe sicuramente tra i primi posti. L'autore di questa pellicola è Alfonso Cuaròn, meglio conosciuto per essere stato il regista di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, che riesce a concentrare al meglio i suoi sforzi e tirare fuori tutto ciò che c'è di buono in ogni sceneggiatura che gli capita in mano. Il suo pregio, infatti, è quello di riuscire a valorizzare il visivo presente nello script, confezionando sequenze da impatto visivo decisamente fenomenale.
Se vi imbatterete in questo film potrete notare la bellezza estetica e la minuziosità tecnica con cui è stato girato, e potrete notare i sensazionali piani sequenza creati appositamente da Cuaròn per dare un senso di continuità e di realismo concreto ai momenti più importanti della storia (per uno dei quali il regista e i suoi collaboratori hanno creato una apposita apparecchiatura che potesse inquadrature gli attori all'interno di un auto senza ricorrere al montaggio). Sebbene riesca nell'intento sopracitato, va da sé che Cuaròn non può fare miracoli, e il film soffre qua e là dei trascurabili momenti di stasi presenti nella sceneggiatura scritta dallo stesso Cuaròn assieme ad altri quattro personaggi, Timothy J. Sexton, David Arata, Mark Fergus e Hawk Ostby, storia ispirata, tra l'altro, a un romanzo che porta lo stesso nome scritto da P. D. James. Ottimo il modo in cui sonoro e musiche (queste ultime di John Travener) si fondano tra di loro e si lascino vicendevolmente lo spazio giusto, senza che l'uno sovrasti mai l'altro, e dandosi reciprocamente importanza. Allo stesso modo la fotografia di Emmanuel Lubezki racchiude il tutto all'interno di uno scenario postapocalittico sempre grigio, scuro e triste, mai felice nemmeno quando i semi della speranza iniziano a fiorire. Una scelta difficile da digerire per il pubblico, ma comunque la scelta giusta, perché I Figli degli Uomini non manda decisamente il messaggio di speranza che tutti vorremmo trovare, bensì lascia molti interrogativi aperti, e alcuni li chiude definitivamente. Non ci è dato sapere che cosa succederà poi, la nostra storia è incentrata sul viaggio di cambiamento e riscoperta personale di Theo, il protagonista interpretato da un Clive Owen in piena forma. La giovane speranza dell'umanità Kee, interpretata da una forse poco espressiva Clare-Hope Ashitey, è solo un pretesto per fare in modo che questo viaggio possa cominciare e, come tutti i viaggi, possa concludersi, magari con una svolta importante all'interno dell'animo del protagonista. Citiamo per necessità gli ottimi attori che prendono parte a questo film, ovvero il geniale Michael Caine (che interpreta un personaggio decisamente indimenticabile) e la struggente Julianne Moore (finalmente in una veste diversa dalle solite a cui siamo abituati). Assieme a loro anche Pam Ferris nei panni di Miriam. Ci sarebbe ancora tanto da dire su questo film assolutamente sensazionale, nonostante i piccoli nei di cui non è certamente privo, ma preferisco che siate voi a scoprire tutte le altre cose. E' senza dubbio chiaro che Alfonso Cuaròn sappia perfettamente che cosa vuol dire organizzare un set e realizzare un film, ora non resta altro da fare che dare a lui la vostra fiducia e lasciarvi travolgere dagli ottimi risultati che è stato più volte capace di portare sul grande schermo.
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