Il cinema nordeuropeo è conosciuto per la sua lentezza e il suo modo di presentare storie semplicemente ma efficacemente. Questo Il Sospetto non fa alcuna eccezione. Diretto da Thomas Vinterberg, la pellicola è stata presentata allo scorso festival del cinema di Cannes, sconvolgendo pubblico e critica. Il film non ha la pretesa di parlare della violenza sui minori, tema assai forte e quasi impossibile da trattare se pensate che già la violenza sulle donne adulte è una tematiche sconvolgente agli occhi del grande pubblico, bensì parla della storia di un uomo che è solamente sospettato di avere abusato di una bambina piccolissima.
Dico sospettato, perché è palese già dai primi minuti che questa povera vittima, interpretata da un Mads Mikkelsen favoloso premiato per la miglior interpretazione maschile al suddetto festival, non ha mai toccato l'innocente creatura. Sono tanti gli elogi da fare alla sceneggiatura curata dallo stesso regista Thomas Vinterberg e da Tobias Lindholm, che riescono a raccontare una sconvolgente caduta di un martire accusato da quelli che fino al giorno prima erano i suoi migliori amici, picchiato, psicologicamente torturato, isolato e costretto ad un ritiro forzato dal mondo intero a causa di un piccolo sospetto, per colpa di una parola travisata. Badate bene che non sto spoilerando niente, ed è proprio questa l'ennesima forza del film, ovvero la struttura lineare e priva di effetti sorpresa o di suspense. La macchina a mano, le inquadrature fisse e i lievi e rari movimenti classici aiutano lo spettatore a concentrarsi sul protagonista e sulla sua rovina, accompagnandolo in un vortice di offese e di accuse che lui è pronto a subire non solo per non mettere a repentaglio la sua situazione già eccessivamente compromessa, ma anche per dimostrare di essere un uomo buono e senza nulla da nascondere. Fino all'ultima, sensazionale sequenza il film si concentra sulla critica nei confronti di una società incapace di perdonare anche gli errori non commessi, pronta a creare martiri dal nulla e disposta a crocifiggere un innocente solo per un sospetto (non ho utilizzato il sostantivo "crocifiggere" a caso). La sequenza in Chiesa, poi, racchiude l'emblema della forza di questo film, puntando il dito contro i bigotti finti cristiani, pronti a pregare e a cantare gli inni ecclesiastici, ma incapaci di perdonare o anche solo di aprire gli occhi per guardare meglio. Commovente, riflessivo e senza peli sulla lingua, Il Sospetto regala allo spettatore una regia cruda e realistica, sottolineata dalla fotografia di Charlotte Bruus Christensen che gioca molto con il colore nero e con la luce naturale dei paesaggi rappresentati. Non è certamente un film facile da digerire, ma è sicuramente una pellicola imperdibile se vi definite amanti del cinema e se volete uscire dalla sala con qualcosa di importante e riflessivo su cui parlare. Uscito prima in Italia che nel suo paese natale (in Danimarca non lo vedranno prima del 13 gennaio 2013), questa pellicola si lascia guardare senza troppa fatica, nonostante la crudeltà delle tematiche e l'impatto forte di alcune sequenze, poiché non ci sono parti eccessivamente lente, grazie al montaggio di Janus Billeskov Jansen e di Anne Østerud che, assieme alle musiche malinconiche e quasi assenti di Nikolaj Egelund, fanno di questo film uno dei migliori lavori dell'anno. Immancabile.
Dico sospettato, perché è palese già dai primi minuti che questa povera vittima, interpretata da un Mads Mikkelsen favoloso premiato per la miglior interpretazione maschile al suddetto festival, non ha mai toccato l'innocente creatura. Sono tanti gli elogi da fare alla sceneggiatura curata dallo stesso regista Thomas Vinterberg e da Tobias Lindholm, che riescono a raccontare una sconvolgente caduta di un martire accusato da quelli che fino al giorno prima erano i suoi migliori amici, picchiato, psicologicamente torturato, isolato e costretto ad un ritiro forzato dal mondo intero a causa di un piccolo sospetto, per colpa di una parola travisata. Badate bene che non sto spoilerando niente, ed è proprio questa l'ennesima forza del film, ovvero la struttura lineare e priva di effetti sorpresa o di suspense. La macchina a mano, le inquadrature fisse e i lievi e rari movimenti classici aiutano lo spettatore a concentrarsi sul protagonista e sulla sua rovina, accompagnandolo in un vortice di offese e di accuse che lui è pronto a subire non solo per non mettere a repentaglio la sua situazione già eccessivamente compromessa, ma anche per dimostrare di essere un uomo buono e senza nulla da nascondere. Fino all'ultima, sensazionale sequenza il film si concentra sulla critica nei confronti di una società incapace di perdonare anche gli errori non commessi, pronta a creare martiri dal nulla e disposta a crocifiggere un innocente solo per un sospetto (non ho utilizzato il sostantivo "crocifiggere" a caso). La sequenza in Chiesa, poi, racchiude l'emblema della forza di questo film, puntando il dito contro i bigotti finti cristiani, pronti a pregare e a cantare gli inni ecclesiastici, ma incapaci di perdonare o anche solo di aprire gli occhi per guardare meglio. Commovente, riflessivo e senza peli sulla lingua, Il Sospetto regala allo spettatore una regia cruda e realistica, sottolineata dalla fotografia di Charlotte Bruus Christensen che gioca molto con il colore nero e con la luce naturale dei paesaggi rappresentati. Non è certamente un film facile da digerire, ma è sicuramente una pellicola imperdibile se vi definite amanti del cinema e se volete uscire dalla sala con qualcosa di importante e riflessivo su cui parlare. Uscito prima in Italia che nel suo paese natale (in Danimarca non lo vedranno prima del 13 gennaio 2013), questa pellicola si lascia guardare senza troppa fatica, nonostante la crudeltà delle tematiche e l'impatto forte di alcune sequenze, poiché non ci sono parti eccessivamente lente, grazie al montaggio di Janus Billeskov Jansen e di Anne Østerud che, assieme alle musiche malinconiche e quasi assenti di Nikolaj Egelund, fanno di questo film uno dei migliori lavori dell'anno. Immancabile.
Visto appena adesso con morosa, dopo un colpevole ritardo. Veramente molto bello!
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