25 dicembre 2013

Le Streghe di Salem

Impossibile uscire indifferenti dalla visione di Le streghe di Salem, pellicola che lentamente e senza alcuna fretta si innesta sotto la pelle dell'ignaro spettatore. Il film racconta la storia di una vendetta che attende di essere consumata da tantissimo tempo e che finalmente, si compirà proprio sotto i l nostro impotente sguardo. Heidi, impersonata da Sheri Moon, verrà trascinata in una voragine che la vedrà destinata ad un terrificante rituale satanico, come vuole la maledizione che venne scagliata sui suoi antenati. Senza poter fare nulla per contrastare queste forze superiori, la giovane vittima si lascerà trasportare dagli eventi e dalle streghe che, senza scrupoli, la guideranno violentemente lungo questo cammino già segnato. Così come Heidi va incontro al suo destino noi andiamo incontro alla visione di questo film senza nessuna possibilità di non rimanere colpiti dalla potenza visiva che Rob Zombie mette in scena: fedele al concetto di horror Kubrickiano in pieno stile Shining, l'autore decide di giocare tutte le sue scelte in modo da sconvolgere psicologicamente lo spettatore, per trascinarlo assieme alla protagonista in quella spirale senza ritorno che è il cuore della trama.
Zombie, oltre a curare la regia del film, firma anche la sceneggiatura, una storia semplice e che si rifà per alcuni versi a Rosemary's Baby di Roman Polanski, ma senza citarlo in nessun modo, anzi, ricordandolo vagamente per l'idea dei vicini misteriosi e dell'anziano aiutante che dall'esterno scopre il mistero che aleggia attorno ai comportamenti della protagonista (donna, come la povera Rosemary). Ogni cosa, dai dolly al ritmo della narrazione, è gestita in maniera molto lenta dall'autore che vuole appunto enfatizzare al meglio questo procedere quasi impercettibile di Heidi verso il suo destino, reso drastico da qualche momento in cui nemmeno lei riesce a capire se stia sognando o se è sveglia. Casa sua, il posto di lavoro, il parco, nemmeno la Chiesa risulta essere un posto sicuro per la giovane vittima designata dalla maledizione, che si ritrova quindi completamente spaesata e senza il più piccolo aiuto o conforto (sacro o profano che sia). Noi, come lei, non riusciamo a districarci nel disgustoso labirinto di immagini e sensazioni fastidiose e sconvolgenti, che non permetteranno allo spettatore di rimanere, come già detto all'inizio del testo, indifferente di fronte a tutto questo, anche per il fatto che non c'è nulla di copiato (l'unico rimando ufficiale e riconoscibile è una maschera ripresa dal cinema del maestro italiano Lucio Fulci) e ogni momento resta impresso nella mente in maniera fastidiosa e spettacolare al tempo stesso. Zombie non vuole fare un horror semplice dallo spavento facile come se ne vedono tanti (troppi, al giorno d'oggi), ma vuole lavorare per assimilazione in modo tale che il suo film riesca piano piano a impregnare il cervello dello spettatore e che disturbi in modo indelebile la visione, proprio come la canzone riesce a fare con la mente di Heidi. Ecco che infine noi siamo lei, senza nessuna distinzione, e Zombie è il signore di Salem, un folle genio del cinema ancora in grado di riuscire a trasformare una sceneggiatura potenzialmente banale in uno dei più grandi horror contemporanei. Come? Sovrapponendo l'immagine della Madonna a quella della moglie di Satana, e tanto basta.


4 commenti:

  1. Ho sempre pensato di vederlo ed ora mi voglio decidere a farlo. Ottimo post. Grazie!

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    1. Grazie a te! Preparati, non sarà una visione facile.

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  2. Molto bello questo film :) un horror psicologico funzionale che rende omaggio ai capolavori di maestri del passato come Lynch , Kubrick e Polanski , Rob Zombie anche questa volta ha centrato il segno , peccato che il pubblico non capisca questa sua ultima opera.

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