3 gennaio 2013

Quasi Amici


Che cosa c’è di più bello di una fantastica amicizia nata per caso, quasi incredibile, tra due persone completamente diverse che riescono a capirsi al volo e a ricambiarsi a vicenda? Olivier Nakache e Eric Toledano scrivono e dirigono una storia semplice ed efficace, regalando a tutti un film memorabile e dimostrando che la Francia non ha dimenticato come si fanno i bei film capaci di intrattenere e di appassionare tutti (The Artist docet). Immaginatevi il quadro: un ricco paraplegico depresso incontra un uomo di colore pieno di problemi familiari. L’ultima cosa a cui si pensa sarà sicuramente una commedia. Eppure, ve lo assicuriamo, si ride a crepapelle con Quasi amici, un film pieno di ironia giocato su due personaggi che, nonostante a volte appaiano stereotipati, riescono da soli a mantenere viva l’anima della pellicola.
Merito soprattutto dei due attori protagonisti, ovvero Francois Cluzet e Omar Sy, che dimostrano una affinità interessante e spigliata già dal loro primo incontro.  Battuta dopo battuta, gag dopo gag, il film prosegue in maniera genuina e frizzante, senza mai annoiare, grazie alla diversità sociale dei due protagonisti, compensata dalla loro empatia. A livello di sceneggiatura il film scorre in maniera classica (attenzione, non banale, ma classica), creando situazioni improbabili e imbarazzanti sia per Driss che per Philippe (questi i nomi dei personaggi), ma senza dimenticare mai il lato umano e i loro problemi, anche se qualche sottotrama non viene approfondita nel migliore dei modi, e magari uno studio più dettagliato dello script avrebbe risolto anche questo lieve e marginale problema. L’inizio è uno dei più dirompenti incipit che siano stati fatti: un’improbabile inseguimento ai 180 Km/h su una autostrada, girato in maniera precisa e calibrata, senza sbavature, ricco di action tanto da far impallidire perfino Fast & Furios: solo parti originali. Una intro totalmente inaspettata e piacevole, che dà il via ad una pellicola che assumerà per quasi tutto il tempo i toni comici accennati in questi pochi minuti iniziali. Dal punto di vista tecnico, invece, il film è a dir poco perfetto (ma il cinema, lo sappiamo, è stato inventato in Francia, nazione che ha deluso pochissime volte per quanto riguarda fotografia, montaggio e comporta tecnico in generale). Se proprio vogliamo essere cattivi, in una breve inquadratura si nota il green screen utilizzato per una scena in volo, ma questo è un film basato sui rapporti tra i personaggi e non sulla CGI, e si tratta comunque di un paio di secondi immersi in 112 minuti di precisione e meraviglia fotografica che non ha bisogno di elogi, perché la bravura di Mathieu Vadepied, il direttore di fotografia, parla da sola. Altro grande punto forte, forse il migliore di tutto il film, sono le trascinanti ed indimenticabili musiche dell’italiano Ludovico Einaudi che, con il suo tocco magico ed ineguagliabile, riesce a rendere espressiva ogni nota, ogni accordo e ogni ottava che suona, circondando il tutto con una melodia che ricorda allo spettatore il lato drammatico e forte della storia. Con Quasi amici i due registi francesi Eric Toledano e Olivier Nakache toccano temi profondi in maniera originale e positivamente impensabile, narrando allo spettatore una storia tragica in maniera divertente e spigliata, ricordando a tutti che la vita va avanti e che non bisogna mai lasciarsi prendere dalla depressione, ma è necessario ogni volta stringere i denti e continuare con la nostra quotidiana esistenza.


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