Titolo parecchio ambizioso poiché si porta dietro non solo il nome del romanzo, ma anche quello dell'autore che lo scrisse. Tuttavia Francis Ford Coppola in questo film mostra già dalle prime inquadrature quale sarà il suo approccio con il libro scritto da Bram Stoker. La cosa a cui rimane fedele è l'atmosfera grottesca, misteriosa e religiosa presente nelle pagine, ma mescola senza nessun rimpianto le componenti reali (la storia di Vlad), il racconto di Stoker e una sua particolare rilettura romantica dell'opera: il risultato è decisamente positivo, seppur non privo di inciampi.
Dracula di Bram Stoker vive soprattutto di messa in scena, capitanata da una fotografia magistrale ad opera di Michael Ballhaus, nella quale prevale il colore rosso del sangue, degli abiti e delle scenografie. Alle forti tonalità magenta si contrappongono le delicate e fredde tinte blu e grigie, assieme ad un sapiente uso degli sfondi neri, per rendere la messa in scena ancora più teatrale. E' al teatro e al primo cinema, infatti, che Coppola vuole strizzare l'occhio, rimandando con le sue dissolvenze incrociate e alcune sequenze granulose al cinema muto e, in particolare, al primo Nosferatu di Murnau e al Dracula di Tod Browning (l'ultimo taglio di luce sugli occhi di Gary Oldman rimanda chiaramente alla più famosa inquadratura di Bela Lugosi nei panni del Conte). Anche la recitazione è molto teatrale, e tutti i personaggi, da Keanu Reeves nei panni di Jonathan Harker ad Anthony Hopkins in quelli del forse troppo risibile Abraham Van Helsing, rispecchiano la scelta stilistica del regista. Assieme a loro non possiamo non citare una sensuale e combattuta Mina Westenra, impersonata dalla poliedrica Winona Ryder, qui in una delle sue più complesse e riuscite performance. I costumi, oltre ad andare a braccetto con la fotografia, calzano a pennello su ogni singolo personaggio di questa rivisitazione romantica e macabra: il minuzioso lavoro di Eiko Ishioka dona ad ogni attore un carattere particolare e personale, tanto da vincere l'Oscar nel 1992. Anche il trucco di Greg Cannom, Michèle Burke e Matthew W. Mungle riuscì a guadagnarsi la statuetta, e guardando il film non possiamo che condividere la scelta dell'Academy. Premiato anche il montaggio sonoro ad opera di Tom McCharty e David E. Stone, mentre le scenografie dovettero accontentarsi della sola nomination. Sebbene gli esterni e le ambientazioni ottocentesche sono molto curate e rimandano in maniera precisa e minuziosa ai vari periodi storici trattati, il lavoro di Thomas E. Sanders e Garrett Lewis non ha un ruolo chiave e spesso e volentieri può essere sostituito (come ha involontariamente sottolineato il regista) con sfondi neri e altrettanto incisivi. Altro buon risultato viene offerto da Wojciech Kilar che regala un ottimo tema principale usato e riproposto ancora oggi in numerosi lavori horror (l'ultimo che mi viene in mente è la prima stagione della serie televisiva American Horror Story). Tuttavia la ridondanza di un unico tema è fuorviante e insoddisfacente per far sì che le musiche vengano catalogate come qualcosa di più del semplice "buono". In ultimo, il montaggio di Anne Goursaud, Glen Scantlebury e Nicholas C. Smith risulta qua e là troppo serrato e decisamente non in linea con il senso di teatralità che pervade tutto il resto della pellicola. Tirando le somme, però, non possiamo certo bocciare l'ottimo lavoro che Coppola ha svolto con questa sua personalissima rivisitazione del romanzo di Bram Stoker, un lavoro encomiabile e dal quale prendere ispirazione, soprattutto visti i risultati di alcuni prodotti odierni.
Dracula di Bram Stoker vive soprattutto di messa in scena, capitanata da una fotografia magistrale ad opera di Michael Ballhaus, nella quale prevale il colore rosso del sangue, degli abiti e delle scenografie. Alle forti tonalità magenta si contrappongono le delicate e fredde tinte blu e grigie, assieme ad un sapiente uso degli sfondi neri, per rendere la messa in scena ancora più teatrale. E' al teatro e al primo cinema, infatti, che Coppola vuole strizzare l'occhio, rimandando con le sue dissolvenze incrociate e alcune sequenze granulose al cinema muto e, in particolare, al primo Nosferatu di Murnau e al Dracula di Tod Browning (l'ultimo taglio di luce sugli occhi di Gary Oldman rimanda chiaramente alla più famosa inquadratura di Bela Lugosi nei panni del Conte). Anche la recitazione è molto teatrale, e tutti i personaggi, da Keanu Reeves nei panni di Jonathan Harker ad Anthony Hopkins in quelli del forse troppo risibile Abraham Van Helsing, rispecchiano la scelta stilistica del regista. Assieme a loro non possiamo non citare una sensuale e combattuta Mina Westenra, impersonata dalla poliedrica Winona Ryder, qui in una delle sue più complesse e riuscite performance. I costumi, oltre ad andare a braccetto con la fotografia, calzano a pennello su ogni singolo personaggio di questa rivisitazione romantica e macabra: il minuzioso lavoro di Eiko Ishioka dona ad ogni attore un carattere particolare e personale, tanto da vincere l'Oscar nel 1992. Anche il trucco di Greg Cannom, Michèle Burke e Matthew W. Mungle riuscì a guadagnarsi la statuetta, e guardando il film non possiamo che condividere la scelta dell'Academy. Premiato anche il montaggio sonoro ad opera di Tom McCharty e David E. Stone, mentre le scenografie dovettero accontentarsi della sola nomination. Sebbene gli esterni e le ambientazioni ottocentesche sono molto curate e rimandano in maniera precisa e minuziosa ai vari periodi storici trattati, il lavoro di Thomas E. Sanders e Garrett Lewis non ha un ruolo chiave e spesso e volentieri può essere sostituito (come ha involontariamente sottolineato il regista) con sfondi neri e altrettanto incisivi. Altro buon risultato viene offerto da Wojciech Kilar che regala un ottimo tema principale usato e riproposto ancora oggi in numerosi lavori horror (l'ultimo che mi viene in mente è la prima stagione della serie televisiva American Horror Story). Tuttavia la ridondanza di un unico tema è fuorviante e insoddisfacente per far sì che le musiche vengano catalogate come qualcosa di più del semplice "buono". In ultimo, il montaggio di Anne Goursaud, Glen Scantlebury e Nicholas C. Smith risulta qua e là troppo serrato e decisamente non in linea con il senso di teatralità che pervade tutto il resto della pellicola. Tirando le somme, però, non possiamo certo bocciare l'ottimo lavoro che Coppola ha svolto con questa sua personalissima rivisitazione del romanzo di Bram Stoker, un lavoro encomiabile e dal quale prendere ispirazione, soprattutto visti i risultati di alcuni prodotti odierni.
A mio parere pecca di un ritmo a tratti davvero soporifero, ma sa esercitare un fascino magnetico tutto suo. E concordo in pieno con la considerazione finale ;-)
RispondiEliminaRitmo lento, ma a mio parere voluto, poiché enfatizza ancora di più la componente teatrale del film. Certo, pecca se pensiamo ad altri risultati ottenuti da vari Dracula, ma per questo film serviva eccome. Grazie anche il ritmo la sua somiglianza con le atmosfere create nel romanzo è a dir poco superba.
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