Il primo film di questa nuova saga action americana dedicata ai personaggi creati dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle aveva come unica pretesa che quella di intrattenere il suo pubblico dandogli anche qualcosina in più rispetto alle sane scazzottate che non guastano. Anche Sherlock Holmes - Gioco di Ombre, il sequel ufficiale, segue più o meno questo ragionamento, aumentando però l'ammiccare al primo capitolo. Ciò che fa storcere il naso in questa nuova pellicola di Guy Ritchie è il continuo spingere verso qualcosa di comico-ironico, rendendo spesso ridicolo il metodo deduttivo dello Sherlock impersonato da Robert Downey Jr., come anche i suoi travestimenti e, più in generale, il suo modus operandi (complice anche la comparsa del fratello Mycroft Holmes interpretato da Stephen Fry). Già solo la presunzione forzata dell'Holmes del primo capitolo bastava a renderlo un personaggio sopra le righe e ben costruito, ora questo continuo forzare verso la risata facile e commerciale è piuttosto fastidioso.
Ma tutto si risolleva quando entra in scena il professor Moriarty, portato sullo schermo da un malvagio Jared Harris. Le parti che funzionano meglio, infatti, sono gli scambi di frecciatine tra l'eroe inglese e la sua nemesi, anche se i continui rimandi al gioco degli scacchi sono ormai visti e risultano essere anche qui più un cliché da non trascurare che una chicca simbolica. Neanche Hans Zimmer fa un lavoro memorabile e cerca di giocare sulle note ormai note (un gioco di parole che mi sono permesso, perdonate) del primo episodio, dando al pubblico ben poche cose nuove. Il direttore di fotografia Philippe Rousselot però riesce a risollevare la qualità tecnica della pellicola, avendo la possibilità di giocare con diversi set e di differenziare il suo tocco in diversi modi. Il montaggio di James Herbert aiuta a mantenere il ritmo serrato e teso durante tutta la visione, rispettando la suspense che gli sceneggiatori Michele Mulroney e Kielan Mulroney avevano pensato in fase di scrittura. Nota di merito al compagno di scorribande del caro Holmes impersonato ancora una volta da Jude Law, che ci presenta un John Watson in fase post-matrimoniale, ma sempre immerso in pericoli continui. Assieme ai due protagonisti e al cattivo troviamo Rachel McAdams nei panni di Irene Adler e Noomi Rapace in quelli della zingara Simza Heron, che donano, assieme alla Mary Watson di Kelly Reilly, quel tocco di femminilità combattiva che non guasta mai in un buon blockbuster. In sostanza si rispettano fedelmente i punti importanti del primo film, anche se il continuo scivolare nella comicità risulta qua e là un po' eccessivo, ma grazie all'antagonista di punta James Moriarty e ad una sceneggiatura calibrata a puntino, queste piccole pecche passano in secondo piano e la visione scorre via senza disturbare o infastidire anche lo spettatore più esigente. Magari non tutti ne rimarranno pienamente soddisfatti, ma alla fin fine non ci sarà nessun lato negativo così importante da demolire il risultato complessivo della pellicola. Ottimo intrattenimento serale in compagnia di amici, con qualche ralenti che i cinefili apprezzeranno, soprattutto coloro che hanno amato alla follia il primo film.
Alla fine è anche un buon film, ma mi ha in parte deluso. Più che la comicità forzata [che in più punti mi ha fatto morire] è stato l'eccesso di ralenty e trucchetti registici, come nella scena di fuga nel bosco. Nella prima, che aveva un fare molto fumettoso, potevano starci, ma su una che puntava al realismo come questa sono davvero devianti e, alla lunga, fastidiosi.
RispondiEliminaPer dire, la scena in cui Moriarty tortura Holmes nella sua semplicità è davvero magistrale.
Quand'è che puntava al realismo, qui, scusa?
Eliminami sono espresso male, penso che un'attitudine più 'realistica' [da notare le virgolette] qui ci sarebbe stata. Vedi la scena della tortura, quella era fantastica e ben si apportava alla storia, nella sua semplicità.
EliminaBoh, Più che realistica io oserei dire meno fumettosa. Alla fine ho adorato lo scontro fisico tra le due menti, quello "anch'io so giocare a questo gioco"... Il rimando alle cascate di Reichenbach, per intenderci. Ci sono punti che funzionano bene nel primo film e punti che invece funzionano meglio in questo secondo. Entrambi ottimi intrattenimenti comunque.
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