16 giugno 2014

Il Conformista

Spesso si sceglie di descrivere il regime fascista come un'ombra che ha avvolto e sottomesso l'Italia per decenni, limitandosi a racchiudere in questa metafora tutto ciò che c'è da dire su un periodo buio, oscuro, cupo e pieno di orrori. L'operazione che realizza Bernardo Bertolucci mettendo in scena l'omonimo libro di Alberto Moravia è quella di trasformare questa metafora in una scelta stilistica e tematica. Con Il Conformista il regista realizza un dramma dalle tinte noir, giocando molto con la fotografia ad opera di Vittorio Storaro, utilizzando colori freddi e giochi di luce, sfruttando al meglio le ombre che vengono create sulla scena, ma anche lasciando mano libera al montatore Franco Arcalli, che rende gli inseguimenti frenetici e carichi di adrenalina, come anche i momenti di stasi potenzialmente noiosi. Tuttavia l'occhio di Bertolucci non è quasi mai fermo, si muove anzi in continuazione, quasi a sottolineare l'agitazione interiore del protagonista Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant, bravissimo nella sua performance), fascista dichiarato ma non convinto, il quale viene messo di fronte ad una terribile scelta: uccidere il proprio vecchio insegnante di filosofia o disertare e rischiare la propria incolumità. Incerto, pavido e insicuro fino alla fine, Clerici si mette a nudo un poco alla volta, raccontaci pian piano tute le ombre che avvolgono il suo passato e che continuano tutt'ora a tormentarlo.