25 maggio 2014

X-Men - Giorni di un Futuro Passato

Il mondo del web è in positivo subbuglio, tutti pronti ad elogiare il nuovo film di Bryan Singer innalzandolo a capolavoro. Possiamo biasimare tutto questo entusiasmo, dopo deludenti conclusioni di trilogie, pessimi sequel e insostenibili reboot che hanno capeggiato in questi ultimi anni nelle sale cinematografiche mondiali e ai botteghini? Assolutamente no, tuttavia la parola "capolavoro" (come accade ormai per il 90% delle volte che viene usata) è eccessiva, anche se si riferisce a X-Men - Giorni di un futuro passato, poiché in questo film, oltre a coesistere perfettamente ironia e serietà, coesistono allo stesso modo momenti sensazionali e situazioni abbastanza scadenti. Tra le prime non possiamo non citare il viaggio in aereo in cui i giovani Charles Xavier (un combattuto James McAvoy) ed Eric Lensherr (un combattivo e vendicativo Michael Fassbender) si incontrano dopo le vicende di X-Men: L'inizio e si sputano addosso tutto ciò che pensano l'uno dell'altro, ma anche l'esaltante sequenza dedicata al nuovo co-protagonista impersonato da Evan Peters, ovvero Quicksilver. Per quanto riguarda le seconde, invece, dobbiamo incolpare un poco lo sceneggiatore Simon Kinberg che, con qualche caduta di stile e semplicismo a volte pieno di melassa, risolve alcuni snodi narrativi (anche importanti) senza colpo ferire, senza lasciare che essi trafiggano il cuore dello spettatore e colpiscano a fondo.

Maps to the Stars

Non c'è niente da fare, signori miei, David Cronenberg è sempre una conferma, una sicurezza, un baluardo saldo di ciò che dovrebbe essere il cinema: storia, ma anche critica, spettacolo prima di tutto ma anche riflessione (come diceva Sergio Leone). Maps to the Stars è quindi prima di tutto la storia di una famiglia piena di scheletri nell'armadio (e anche piena di armadi, visto il loro conto in banca, per cui immaginatevi gli scheletri!): madre e figlio star dello spettacolo, padre (John Cusack si fa perdonare quella dozzinale performance in The Raven già dal primo fotogramma) guaritore e figlia abbandonata al suo destino in un ospedale psichiatrico. Quest'ultima arriva ad Hollywood per fare ammenda, conosce un intrigante autista di limousine con il quale cerca di avere una storia. La trama poi si infittisce e si sviluppa in un continuo susseguirsi di eventi che metterà ogni singolo personaggio di fronte (letteralmente) ai propri fantasmi, vivi o morti che siano, ed ognuno di loro cercherà, inutilmente, di affrontarli e sconfiggerli.

20 maggio 2014

Le Avventure di Sharkboy & Lavagirl

Lo so cosa vi state aspettando, una stroncatura in piena regola com'è giusto che sia. Ma infierire su un film che già dal titolo non promette nulla di particolarmente eccezionale sarebbe qualcosa di inutile, scontato e superfluo. Pensiamo invece a riflettere su questo prodotto, scritto da Robert Rodriguez assieme ai suoi figli, realizzato esclusivamente per puro divertimento goliardico e prodotto per un pubblico di riferimento che non dovrebbe superare i sei anni. Le Avventure di Sharkboy e Lavagirl si preannuncia già dal primo momento un'opera autocompiacente e fine a se stessa (leggi: alla famiglia Rodriguez): il film si apre con la citazione di una frase della stessa protagonista, quasi come ad avvisarci che nulla dovrebbe interessarci al di fuori della storia e dello spirito giocoso presente all'interno della storia.

6 maggio 2014

The Amazing Spider-Man 2

Mi dispiace tornare dopo giorni, forse mesi, di assenza dalle pagine di questo blog con delle cattive notizie da darvi, ma purtroppo le circostanze mi impongono di farlo. Perché The Amazing Spider-Man 2, cari lettori, è brutto, ma proprio brutto, ma non quel brutto da dire "eh, è così", bensì quel brutto da dire "che peccato che sia così". Certo, i pregiudizi c'erano tutti, da parte mia, ma mai avrei pensato che Marc Webb calpestasse così prepotentemente la sua (esile, incostante, povera, debole e ancora acerba) poetica romantica che tanto ci piaceva in quel bellissimo (500) giorni insieme per offrire invece trovate di regia a dir poco discutibili. Si inizia con una mal girata sequenza di combattimento in un aereo per poi passare ad una debolissima scena di caos cittadino in cui morti e feriti sono molti di più rispetto alle persone salvate dall'amichevole eroe di quartiere, e via così fino all'ultima, ridicola scena che vede la comparsa di Rhyno. O Rhino. Paul Giamatti, insomma, un attore meraviglioso rinchiuso in un camion per tre minuti e poi in una corazza da rinoceronte per altri tre minuti.