31 maggio 2013

La Grande Bellezza

Questa non sarà una analisi del film né una recensione dedicata a ciò che Paolo Sorrentino aveva intenzione di fare con questa pellicola, al di là del suo intento di vincere a Cannes 2013. Poche, pochissime e concise parole dedicate a La Grande Bellezza, una pellicola capace non solo di spaccare in due critica e pubblico, ma addirittura ogni singolo spettatore, incapace di decidere se il risultato complessivo sia soddisfacente o no. Alla fine si propende per il "ni", perché di cose da dire questo film ne ha, di discorsi interessanti e di critiche particolari ne fa, c'è però il problema che si prende troppo tempo per fare arrivare il messaggio allo spettatore, che ha ben capito il discorso del regista già a metà del secondo tempo (più o meno a tre quarti di film). Un buon quarto di pellicola sarebbe stato tranquillamente evitabile e la narrazione risulta eccessivamente ridondante così come l'ormai consolidato stile di Sorrentino.

28 maggio 2013

Batman & Robin

Con un successo economico alle spalle, anche se la critica si divertì non poco a massacrare il prodotto finale, Joel Schumacher prende nuovamente in mano le redini della saga ufficiale dedicata al Cavaliere Oscuro e ne dirige un nuovo film in cui purtroppo le cose sono davvero tante e all'interno del quale c'è ben poco che funziona come dovrebbe, per non dire nulla. Se, infatti, in Batman Forever la carne al fuoco era già troppa, figuriamoci ora con tutte queste sottotrame da gestire! Ma la spudorata semplicità della sceneggiatura è soltanto il male minore di questa orripilante pellicola. Continuando sul filone della scrittura eccessivamente lasciata correre possiamo notare notevoli errori nei dialoghi, tra i quali il più grave è sicuramente la ripetizione delle battute (Poison Ivy che ha le fattezze di una sprecatissima Uma Thurman si sente dire per ben due volte la frase “ora ti trasformo in concime”), oppure i lunghissimi monologhi di buoni e cattivi durante i duelli, che rendono il tutto completamente irreale e inverosimile. Per non parlare, poi, della stupidità dei personaggi: Mr. Freeze che dirige un coro al ritmo di Hey, mr. White Christmas, gli ostaggi che tifano per Batman anziché cercare di salvarsi la pelle, Flagello, sul quale si potrebbe scrivere un intero libro.

23 maggio 2013

Un Mondo Perfetto

Titolo completamente antitetico rispetto al tema raccontato dal film, perché il protagonista della storia scritta da John Lee Hancock è un criminale fuggitivo che si sta dirigendo verso il confine assieme ad un bambino che è tenuto come ostaggio, tra i quali nasce ben presto un rapporto confidenziale che si trasforma in amicizia e che sarà il motore portante di una narrazione fantastica ricca di tematiche drammatiche e riflessive. Ad arricchire il tutto c'è la caccia all'uomo guidata da un onesto ranger che sarà pronto a fare il suo dovere quando arriverà il momento, ma che dovrà scontrarsi anche con un'accozzaglia di sottoposti non tanto onesti quanto lui. Se Gli Spietati ha segnato per tutti la fine del cinema western, Clint Eastwood continua a guardare dietro di sé con occhio nostalgico e mette in scena Un Mondo Perfetto, ovvero quello che si può dire il degno seguito delle vicende narrate dal Premio Oscar come Miglior Film del 1992.

22 maggio 2013

La Prima Cosa Bella

C'è chi lo dà per superficiale, scontata, a volte pure "paraculo", tuttavia questa simpatica pellicola di Paolo Virzì non è proprio una delle cose peggiori che possa capitarvi di vedere nella vostra vita. Certo, racchiude alcuni dei più ovvi cliché dell'italiano medio, riassumibili in "la mamma è sempre la mamma", il titolo rimanda ad una canzone come è ormai di moda nelle commedie italiane e la vicenda non è raccontata in maniera propriamente originale. Nonostante questi difetti, La prima cosa bella è un film che si lascia piacevolmente guardare senza il dover girare la testa dall'altra parte o chiudere gli occhi ad ogni inquadratura, per via di una storia intima e personale, narrata affinché la maggior parte del pubblico possa ritrovarsi in essa. Alcuni momenti sono davvero divertenti ed è interessante il modo in cui Virzì fonde il presente e il passato e costruisce il racconto attorno ai tre personaggi principali, quasi fossero un unico protagonista, proprio come dovrebbe essere una famiglia (al contrario di altri nuclei familiari analizzati dal livornese nei suoi film).

17 maggio 2013

L'amico di Famiglia

Struggente, particolare e narrativamente coerente, Paolo Sorrentino è riuscito a distinguersi dal suo primo film per stile, qualità e maestria tecnica e registica. Le sue pellicole si rifanno ad una realtà esistente e sempre tragicomica, ma mai così dettagliata o precisa, o meglio: c'è sempre un fondo di fantasia nelle storie di Sorrentino, nonostante sembrino in un primo momento film realistici. L'amico di Famiglia non è da meno proprio per la componente estetica che l'autore mette in atto, distaccandosi dai personaggi e mettendo in scena una narrazione quasi letteraria per quanto concerne dialoghi e monologhi, ma soprattutto cinematografica quando si pensa ai suoi movimenti, alle sue inquadrature che raccontano, spiegano, analizzano e mostrano, ma non rassicurano mai. Come nelle sue precedenti pellicole, anche questa volta Sorrentino racconta il suo protagonista e i personaggi che gli ruotano attorno grazie ad una macchina da presa sempre posizionata nel punto migliore e grazie a scambi di battute e caratterizzazioni studiate in ogni minimo dettaglio dallo stesso regista che è anche e ancora una volta sceneggiatore di ciò che porta sullo schermo.

16 maggio 2013

Il Grande Gatsby

Quanta attesa per questo film, ma dopo il gelo di Cannes la gente ha cominciato a chiedersi se fosse davvero bello come tutti si aspettavano. Sì, perché Baz Luhrmann sembrava la scelta più azzeccata per portare sul grande schermo l'ennesima trasposizione cinematografica de Il Grande Gatsby, famoso libro di Francis Scott Fitzgerald. Grazie alle sfarzose sequenze che è stato capace di regalarci nei suoi vecchi lavori, l'autore di Romeo + Giulietta pareva veramente la persona adatta a cui affidare una mole di materiale così visivamente imponente come quella presente nel film. E non metto in dubbio che l'aspetto visivo sia quanto di più interessante e colorato ci sia stato quest'anno al cinema. Tuttavia i problemi con questo film sono fondamentalmente due. Il primo, più importante, è un ritmo altalenante che assopisce lo spettatore già durante il primo tempo, impedendo al pubblico di appassionarsi ai personaggi e alla storia a meno che non siate dei fan sfegatati del romanzo, poiché la scansione dei tre atti è lenta e soporifera, scandita ancora più piano dalla voce narrativa del personaggio di Tobey Maguire, molto valido come il resto del cast di cui però parleremo tra qualche riga.

Spider-Man 3

Trattare personaggi famosi nel mondo del cinema è sempre molto difficile, soprattutto se alle spalle si ha una produzione che decide di offrire ad un autore un budget illimitato per realizzare una pellicola, la quale però dovrà sottostare ad alcune piccole modifiche al fine di uscire in sala sia come vuole il regista ma anche come vuole la produzione. Sam Raimi e la Columbia Pictures hanno avuto molto differenze di idee durante la realizzazione di Spider-Man 3 e il risultato ricade, purtroppo per noi, sulla pellicola. Esteticamente impeccabile sia per quanto riguarda le scelte di regia che Raimi decide di utilizzare che per la perfetta correlazione tra la messa in scena reale e gli effetti digitali (ma sarebbe stato impossibile sbagliare questo punto, con un budget illimitato), il film ha il suo più grosso punto debole nella sceneggiatura scritta dal regista assieme al fratello Ivan Raimi e ad Alvin Sargent, lo sbaglio imperdonabile che commette l'autore è quello di perdere il focus più di una volta, realizzando sviluppi troppo superficiali per uno script che invece ha tante pretese.

15 maggio 2013

Confessions

Il cinema orientale è sempre una scoperta, almeno per quanto mi riguarda. Sempre bistrattate dal pubblico nostrano, le opere che arrivano dall'Oriente risultano sempre una bella scoperta, soprattutto se recuperati al cinema, nonostante arrivino nel nostro paese con ritardi mostruosi e, spesso, in un ridottissimo numero di copie. A causa di questo snobismo che pervade l'Italia, una buona fetta del pubblico contemporaneo si vede costretto a perdersi la visione di meravigliose opere dal tocco autoriale come Confessions, geniale pellicola di Tetsuya Nakashima, il quale ne firma sia la sceneggiatura che la minuziosa regia. Generalmente non perdo tempo a raccontare le trame dei film, reperibili ovunque, ma qui è necessario stendere un paio di punti per capire come la regia sia funzionale alla storia: la figlia dell'insegnante Moriguchi (una meravigliosa Takako Matsu) è stata uccisa da due ragazzi della sua classe, dapprima presentati come povere vittime delle conseguenze ma che lentamente si scoprono per ciò che realmente sono.

Effetti Collaterali

C'è dell'Hitchcock in quest'ultimo film di Steven Soderbergh. Già dalla prima inquadratura, chiaro rimando all'inizio del famoso Psyco, si presagisce qualcosa di fumoso e di non molto nitido, come una nebbia velenosa che avvolge tutto e che ci impedisce di comprendere fino in fondo ogni cosa. Effetti Collaterali è un thriller ben orchestrato che mescola elementi di tensione con altri di analisi descrittiva messi in scena da un cast perfetto. Dura poco più di un'ora e mezza, questa storia, ma la cura maniacale con cui Soderbergh allestisce tutto quanto è ottima sotto tutti i punti di vista, primo tra tutti una fotografia leggermente diversa rispetto a quella vista nel suo ultimo film, molto meno intima e molto più asettica, che rimanda allo spettatore i classici colori ospedalieri inerenti al tema generale del film. Si mette in scena un particolare gioco d'intrighi in cui lo spettatore resta spiazzato, incapace di tifare per un vero e proprio partito, finché in un secondo momento si capirà quali personaggi sono meno cattivi di altri, ma comunque non buoni.

9 maggio 2013

Gomorra

Ancora una volta i miei gusti personali si scontrano con quelli del pubblico e della critica, facendomi diventare portavoce di una minoranza probabilmente incapace di comprendere quanto alcuni film siano in realtà opere di genio. Tuttavia per ciò che concerne Gomorra, opera cinematografica ispirata all'omonimo romanzo-inchiesta scritto da Roberto Saviano, non è del tutto vero che io non riesca a comprenderne l'importanza estetica e narrativa che il regista Matteo Garrone mette in scena, poiché condivido quasi tutte le parole che le critiche positive e studiosi di cinema ben più importanti ed acculturati di me scrivono nei loro testi dedicati a questo film. L'unico problema è che io non mi trovo in armonia con lo stile registico di Garrone, che viene esasperato oltre il limite in questo film, perdendo quel contatto con la realtà di cui invece avrebbe bisogno. Cercherò disperatamente di spiegarmi nel migliore dei modi, ma vi anticipo già che non riuscirò a farmi comprendere al meglio.

5 maggio 2013

Nightmare - Dal Profondo della Notte


Ogni volta che diamo uno sguardo più o meno attento ai film horror dei giorni nostri, non possiamo dimenticare tutte quelle pellicole che hanno dato origine al genere così come l’immaginario collettivo moderno lo ha ereditato. Se pensiamo, ad esempio, a film (orribili, ma pur sempre film) come L’altra faccia del diavolo, automaticamente i nostri ricordi viaggeranno fino al capostipite L’esorcista di William Friedkin. Se invece ci concentriamo su Quella casa nel bosco (questa volta il titolo è consigliato, è un grande horror contemporaneo, fidatevi), è impossibile non rapportarlo al cult di Sam Raimi, La Casa. Quando, tuttavia, cerchiamo di pensare ad una pellicola che parla di incubi e serial killer eterei ma pur sempre reali, sono pochi i film che affiorano nella nostra mente. Forse perché il capostipite di tutti è uno dei pochi, grandi capolavori del cinema horror, impossibile da imitare. Stiamo parlando di Nightmare – Dal profondo della notte, il primo eccezionale episodio di uno dei franchise più redditizi di New Line Cinema, nonché il prodotto che salvò la casa di produzione dalla bancarotta.