31 gennaio 2013

Les Misérables

L'opera di Victor Hugo è sicuramente una delle più riadattate in ambito cinematografico e, assieme a quella di Alexandre Dumas, è una dei capisaldi che la Francia è fiera di esportare e dai quali è orgogliosa di farsi rappresentare. Dopo numerose versioni, da quelle in bianco e nero alle tante rivisitazioni più moderne, arriva finalmente la tanto attesa trasposizione ispirata al musical di Claude-Michel Schönberg e Alain Boubil, portato pari pari sullo schermo da un Tom Hooper visionario solo a metà. La tecnica non manca e la presentazione di tutto quanto, compreso il mix degli elementi digitali e di quelli in scena è molto buona. L'idea originale che porta avanti questo progetto è quella di fare interpretare ai protagonisti le proprie canzoni registrando l'audio in presa diretta senza usare tecnicismi di montaggio, ma mescolando tonalità canore e interpretazioni attoriali per dare un senso di immedesimazione da parte dell'interprete maggiore rispetto ai tanti musical portati finora sul grande schermo.

30 gennaio 2013

Lincoln

Iconica figura non solo americana ma anche mondiale, il primo presidente Repubblicano della storia degli Stati Uniti d'America (il sedicesimo tra tutti) viene raccontato dall'occhio sapiente e metodico di un'altra icona d'oltreoceano: Steven Spielberg. Due mostri sacri della storia degli USA, contemporanea e non, si incontrano grazie alla valida sceneggiatura di un Tony Kushner in ottima forma, che si ispira al romanzo di Doris Kearns Goodwin per raccontare il suo Lincoln assieme ad uno Spielberg decisamente sottotono nella prima parte del film. La pellicola vive principalmente di strabilianti interpretazioni teatrali sulle quali regna incontrastato il lavoro svolto dalla profondità caratterizzante di Daniel Day-Lewis nei panni del presidente, seguito dalla ironica maestria di Tommy Lee Jones e dalla drammatica figura di Sally Field, assieme al resto del cast impossibile da citare tutto, all'interno del quale compare anche un Joseph Gordon-Levitt sempre più presente nel cinema americano. Sono i dialoghi tra i protagonisti, coloriti da simpatiche offese o riempiti da tecnicismi politici, a tirare avanti il pesante carro della prima parte assieme ai profondi monologhi di un presidente che voleva cambiare le cose in maniera radicale in America.

Flight

Eccoci finalmente pronti ad addentrarci all'interno del film che si spera sancisca il ritorno di Robert Zemeckis alla regia di pellicole in live action dopo la sua (si può definire) trilogia della motion capture della quale solo un film si può dire riuscito in maniera valida sotto ogni punto di vista. Zemeckis, si sa, è da sempre il protetto di Steven Spielberg, o uno dei tanti, è perciò chiaro che non ci si può aspettare una poetica tanto diversa da quella buonista del Re Mida di Hollywood. Quello che ci si può aspettare, però, è una voglia di spingere la leva della tensione e di regalarci un thriller ad alto tasso di cardiopalma com'è stato con Le verità nascoste, ma questo non succede, o meglio, succede solo per metà. La prima parte di Flight è infatti un geniale affresco che mette in mostra una persona piena di sé, capace e pronta ad ogni evenienza che si ritrova a dover effettuare un atterraggio di emergenza nel tentativo di salvare i passeggeri del suo volo. La seconda parte, però, sposta la lancetta sul lato umano e fa in modo che il personaggio interpretato da Denzel Washington si trasformi in un patetico alcolizzato privo di qualunque ancora di salvezza e lontano dalla fede cristiana.

Jackie Brown


Essere appassionati di cinema non significa solo vedersi l'ultimo film in voga, a volte nemmeno pagando il biglietto ma semplicemente usando mezzi non molto ortodossi (tanto meno legali), ma significa recuperare vecchie glorie che non tutti conoscono, a volte anche se questo ne richiede l'acquisto in DVD. Essere appassionati di un regista, allo stesso modo, non significa recuperare solamente la sua ultima opera, a volte senza nemmeno andare al cinema a vederla, ma significa cercare di apprezzare e comprendere ogni suo film. Con A Prova di Morte io non ce l'ho fatta, non riesco proprio a farmelo piacere, seppure ne comprenda le qualità innegabili. Ma con Jackie Brown il processo di apprezzamento è stato facile, tanto facile che riesce a fare a lotta con altri titoli per diventare il mio film preferito di Quentin Tarantino. Che non sia il solito Tarantino lo si capisce già dai titoli di testa, nei quali Pam Grier scorre su un tappeto mobile davanti ad uno sfondo fatto di tasselli simili a un mosaico, a simboleggiare la trama intricata e il piano meticoloso che più avanti Jackie elaborerà.

28 gennaio 2013

Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2

Dopo tante peripezie, tanti personaggi e, soprattutto, tanti registi, ecco che la saga fantasy ispirata ai romanzi di J. K. Rowling trova finalmente la sua conclusione anche sul grande schermo. Sette libri e otto film per dire addio a Harry, Ron, Hermione e a tutto l'universo che li circonda e a mettere la parola fine tocca a David Yates con questo Harry Potter e i Doni della Morte Parte 2. Ammesso e non concesso che il motivo principale che ha spinto i produttori a suddividere l'ultimo libro in due film sia stato l'incasso facile, possiamo dare il via alla recensione vera e propria del gran finale, il quale una volta per tutte decide di concentrarsi sui tanto agognati toni dark e sul tanto atteso ritmo concitato. Impossibile cercare di capire come mai abbiano deciso di lasciare il meglio per ultimo, senza suddividere in maniera omogenea romanticismo e azione in entrambe le parti di questo finale, ma nemmeno ci importa visto l'ottimo risultato che la componente dell'intrattenimento riceve con questa suddivisione.

27 gennaio 2013

To Rome With Love


Probabilmente tutti coloro che hanno conosciuto per la prima volta Woody Allen per la sua fantastica poetica dell’ultimo lavoro Midnight in Paris rimarranno un po’ delusi da questo film in salsa italiana. Tuttavia è ormai risaputo che, qua e là, il regista di New York sia capace di sfornare alcune pellicole un po’ più sottotono rispetto ad altre. È chiaro allo stesso modo che entrare nella mente di un autore come Allen è pressoché impossibile, e l’unica cosa che possiamo fare è sederci e cercare di trarre le nostre conclusioni rispetto al film che abbiamo appena visto. In To Rome with love ci sono almeno quattro riflessioni da fare, poiché quattro sono le storie che si articolano durante il corso della trama, tutte e quattro ambientate in una Roma dai colori caldi e passionali, riempita di attori americani mescolati con performer italiani che, incredibilmente, si dimostrano (quasi) tutti all’altezza della situazione. Le storie colpiscono tutte in maniera diversa (a ognuno la sua preferita), nelle quali troviamo un etereo (o forse no? Non è così fondamentale saperlo, dopotutto. Anzi, è proprio questo alone di mistero a rendere divertente la cosa) Alec Baldwin pronto a dare consigli dall’alto della sua esperienza ad un istintivo Jesse Eisenberg che tenta di resistere ma allo stesso tempo di portarsi a letto la migliore amica della sua ragazza.

26 gennaio 2013

Harry Potter e i Doni della Morte Parte 1

Eccoci finalmente arrivati alla conclusione della saga fantasy più lunga della storia del cinema, addirittura più lunga de La Storia Infinita, conclusasi (un po' ironico per una storia infinita) con il terzo capitolo e de Il Signore degli Anelli che, contando anche i prossimi sequel de Lo Hobbit, conterà una collezione di sei film. Arrivati al settimo episodio, prima parte della criticata conclusione suddivisa in due parti dai produttori, la storia sembra proprio concentrarsi sui toni dark e malinconici causati dal ritorno del Lord Voldemort di Ralph Fiennes. La prima parte, infatti, presenta tutte queste tematiche grazie alle sequenze dedicate agli addii forzati da parte di Hermione Granger (una sempre più convincente Emma Watson) ai suoi genitori e di Harry Potter (un Daniel Radcliffe mai così inespressivo, chiaramente stanco del fardello del protagonista) ai suoi zii Petunia e Vernon (ancora una volta portati sullo schermo da Richard Griffiths e Fiona Shaw, nel loro ultimo cammeo della saga). Però poi, dopo la festa e l'ovvio "blitz" dei Mangia Morte, tutto si trasforma in una melensa ed edulcorata storia d'amore e d'amicizia, farcita con dialoghi molto spesso ridicoli e con scelte di regia piuttosto discutibili.

25 gennaio 2013

Amabili Resti

Quello di cui si sta per parlare è uno dei film più discussi degli ultimi anni. Prima di ritornare nella Terra di Mezzo, Peter Jackson ci ha voluto regalare una nuova pellicola fantasy dedicata ad una sua personale rivisitazione di King Kong, successivamente una storia di tutt'altre fattezze, ovvero un film drammatico ma fantastico allo stesso tempo, che parla dell'omicidio di una quattordicenne da parte di un serial killer e dei disperati tentativi della famiglia sia di trovare il colpevole che di superare il trauma. Amabili resti è ispirato all'omonimo libro di Alice Sebold e mette in luce una visione onirica e personalissima di come, secondo Peter Jackson, una quattordicenne veda il suo paradiso personale. Non ci sono picchi di originalità nell'immaginario visivo del regista, che questa volta ci mostra una Cielo (così è chiamato il Paradiso personale di Susie, la protagonsita) piuttosto piatto e basato su stereotipi di congiunzione con la Terra per nulla emozionanti.

24 gennaio 2013

Mrs. Doubtfire

Chi non conosce il grande Chris Columbus, ottimo autore di cinema anche se qua e là scivola un po' nel melenso e nel buonismo più scaltro per un cineasta; se non riuscite a collegare subito questo nome con qualche pellicola non spaventatevi, basterà pensare ai primi due film su Harry Potter e a Mamma ho perso l'aereo. Ecco, avete inquadrato la personalità e lo stile del regista. Nelle prossime righe però si parlerà di un film diverso dai sopracitati seppure noto tanto quanto gli altri, ovvero Mrs. Doubtfire, una pellicola per famiglia permeata dal citato buonismo di Columbus ma non da quella scaltrezza che riempie alcune pellicole come Nine Months. La sceneggiatura di Randi Mayem Singer e Leslie Dixon non ha pregi particolari, se non quello di ispirarsi ad un ottimo romanzo dalla storia intensa ed originale scritto da Anne Fine. Per portare sullo schermo una storia del genere, però, ci voleva il viso giusto, ed ecco che Robin Williams casca proprio a fagiolo.

22 gennaio 2013

Shark Night - Il Lago del Terrore

Questo breve articolo non dovrà essere utile per avvisarvi o per darvi una opinione su questa pellicola dal titolo molto poco promettente, ma spero servirà a mettervi in guardia. Molti amanti della settimana arte si divertono a vedere film di serie B e pellicole horror/thriller di seconda mano girate per al solo scopo di intrattenere lo spettatore ed ammiccare al vecchio cinema di qualità. Shark Night - Il lago del terrore, però, non riesce ad intrattenere né tanto meno a divertire lo spettatore, salvo giusto un paio di scene talmente esagerate da risultare ridicole per necessità. Il film di David R. Ellis non sembra nemmeno nascere come un tentativo di regalare qualcosa di nuovi ai film in cui gli squali vengono demonizzati dall'uomo come macchine assassine, anzi ad una sceneggiatura piatta e tendente ad un pubblico prettamente adolescenziale scritta da Will Hayes e Jesse Studenberg si approccia una regia tipicamente americana e classicista.

21 gennaio 2013

Gli Spietati

Candidato a nove premi Oscar e vincitore di quattro di queste statuette, incluse quelle alla miglior regia e al miglior film, Gli Spietati è nella maniera più indiscutibile una delle punte di diamante della filmografia registica e attoriale di Clint Eastwood ma anche del genere western. Ad affiancare Eastwood in una delle sue migliori interpretazioni troviamo il compagno di sempre Morgan Freeman nelle vesti di Ned, assieme a Gene Hackman (Oscar come miglior attore non protagonista) nei panni del perfido Little Bill Dagget, uno sceriffo tutto ingiustizia e zero moralità. Per concludere il quartetto di attori c'è Richard Harris ad interpretare l'emblematico Bob l'inglese, personaggio apparentemente inutile ma perfetto per rafforzare la cattiveria di Dagget e per dimostrare che esistono tanti modi diversi di essere spietati. Ognuno di questi personaggi porta a compimento un ciclo narrativo che dimostra i diversi lati negativi di tutti, dall'adultero Freeman al perfido Hackman, fino al bugiardo Harris e al vendicativo Eastwood, tutti quanti che portano ad un'unica conclusione, espressa dal personaggio di William Munny "tutti ce lo meritiamo".

20 gennaio 2013

Django Unchained

Partiamo subito con il classificare questo Django Unchained, la nuova fatica cinematografica della icona pop contemporanea Quentin Tarantino. Sicuramente tra i suoi film è quello che si avvicina di più all'essere un western, per ambientazioni, trama e contesto storico, ma non lo è almeno quanto non lo è Bastardi Senza Gloria o ancora meno Pulp Fiction. Django Unchained non è un film western, e chiunque sia entrato in una qualsiasi delle sale italiane che hanno proiettato e stanno proiettando questo film per vedere un western ha fatto un grossissimo buco nell'acqua. Django Unchained è il più fedele e amorevole omaggio che Tarantino regala al genere cinematografico che l'ha cresciuto e che ha sempre dichiarato di amare: ci sono infatti tanti temi western quanti sono quelli Tarantiniani, in questo film. Se da un lato abbiamo le zoomate tipiche del cinema di Sergio Leone e Sergio Corbucci, dall'altro abbiamo le ormai immancabili musiche moderne e pop che abbiamo imparato ad apprezzare in ogni pellicola di Quentin, assieme agli ovvi recuperi musicali dei più importanti temi del genere, da Luis Bacalov ad Ennio Morricone, che per l'occasione compone un brano originale cantato dalla nostrana Elisa.

Frankenstein Junior


Come nasce una parodia? In che modo un film che scimmiotta altre pellicole è in grado di diventare un cult intramontabile piuttosto che una banale commedia priva di spunti interessanti? Anche in una parodia la cosa importante è la passione per il personaggio che si cerca di ridicolizzare. Ce lo hanno insegnato bene Billy Wilder con il suo Vita privata di Sherlock Holmes e Mel Brooks con il suo capolavoro più acclamato Frankenstein Junior. Il film nasce dall’idea di un appassionato Gene Wilder che vuole mettere in scena una parodia sul classico romanzo di Mary Shelley. L’attore chiede quindi aiuto al suo amico Mel Brooks per completare la sceneggiatura e curare la regia del film, il risultato è un fantastico capolavoro ancora oggi imitato ma privo di eguali, pieno di gag senza precedenti e di un umorismo completamente originale. “Una volta scritta la storia, prendi una mazza da baseball e inizia a colpire ogni punto della trama. Se reggono, le tieni, se anche solo scricchiolano le riscrivi, perché la struttura è tutto” dice il buon Mel ad un inesperto Gene in uno dei loro incontri, dando all’amico uno degli insegnamenti più importanti per chi scrive film.

19 gennaio 2013

Frankenweenie

"Oh mio Dio, il bollito Tim Burton ritorna a fare un film in stop motion e, per farlo, riprende l'idea di un suo vecchio cortometraggio? Deve avere proprio esaurito le idee!" So che la maggior parte dei detrattori di Burton ha pensato questo, soprattutto dopo aver visto Alice in Wonderland e (il fin troppo bistrattato) Dark Shadows. Ma pensare che Burton sia bollito equivale a dire che non sappia fare cinema, quando in realtà ciò che non ha mai saputo fare (per sua stessa ammissione) è scegliersi i giusti script. Se prendete i due sopracitati film, infatti, non hanno veri e propri problemi di regia bensì trame lente e a singhiozzo. Per il suo nuovo film Burton si affida alla ormai colossale casa Disney e riprende alcuni dei suoi vecchi personaggi per dare vita ad un film che è un grandioso omaggio alla sua adolescenza. Che Victor sia la più autobiografica delle creature del vecchio Tim è noto, ma che da questa assonanza di personalità potesse nascere qualcosa di così intimo e allo stesso tempo di così maestoso è una opzione che va oltre le più rosee aspettative.

18 gennaio 2013

Harry Potter e il Principe Mezzosangue

Senza tante patetiche introduzioni tuffiamoci subito nell'analisi di questo sesto capitolo della saga narrativa ideata da J. K. Rowling e portata sullo schermo da una rosa di registi interessanti fino a quest'ultimo David Yates, che usa la serie come trampolino di lancio per la sua carriera cinematografica, la quale però è impossibilitata ad essere lanciata a sua volta. Harry Potter e il Principe Mezzosangue è infatti un film più romantico che fantasy, dove le magie si riducono a qualche luccichio di bacchetta e ad un nugolo di mostriciattoli a metà tra Gollum e il cancro di Hellboy - The Golden Army, per non contare l'interessante utilizzo della nebbia funerea di Lord Voldemort e del fuoco liberatore di Albus Silente, effetti speciale che qualunque amatore di YouTube potrebbe replicare con After Effect (ovviamente non in quella quantità, ma questo è un problema di economia monetaria). In sostanza il punto debole di questo sesto capitolo è proprio il voler puntare su una comicità romantica decisamente fuori luogo e di lasciare alla componente dark solo gli scarti di tutto ciò.

17 gennaio 2013

The Raven


Rivangare il passato è ormai un metodo utilizzato quotidianamente nel mondo del cinema, soprattutto quando si cercano “nuove” idee per presentare al pubblico storie diverse. A volte si prende spunto da vecchie pellicole, altre volte dalla letteratura. Ma se prendiamo una icona letteraria come Edgar Allan Poe (grazie al quale è nato il genere horror sui libri), ecco che tutto ciò che c’era da raccontare è già stato fatto. Come fare, dunque, a rendere ancora una volta i racconti dell’arabesco (e tutta la bibliografia dell’autore) nuovi ed originali? Ecco che spunta una sceneggiatura di Ben Livingston ed Hannah Shakespeare che, in maniera scrupolosa e quasi maniacale, cercano di trovare il modo di reinventare e rinnovare un innovatore, ma a volte i film bisogna prenderli per quello che sono. Questa pellicola di James McTeigue (molti lo ricorderanno per la regia di V per Vendetta) risulta spesso delicata e timorosa, più incentrata sul lato commerciale che su quello dei rimandi alla letteratura e dei toni grotteschi.

15 gennaio 2013

Megamind

Tutti ormai conosciamo la DreamWorks , casa di film d'animazione che sta prendendo sempre più piede, facendo a gara in maniera molto seria ai film Disney (escludendo i capolavori della Pixar, ormai inarrivabili). In un primo momento le pellicole DreamWorks spingevano l'acceleratore indirizzandosi verso un concetto molto parodistico di cinema, parlando di storie comiche e intime ma molto superficiali e classiche. Finalmente, dopo anni di Shrek, Kung Fu Panda e Madagascar, ecco che il focus dei film d'animazione si sposta verso un'altra direzione e, senza abbandonare l'ambito parodistico, esce il film in grado di valorizzare ancora di più i risultati della DreamWorks. Megamind è infatti un elogio al cinema supereroico nonché una geniale presa in giro dell'universo di Superman (Metro City come Metropolis, Metroman come Superman, Megamind come il pelatone Lex Luthor e via discorrendo), con però una marcia in più.

14 gennaio 2013

A Royal Weekend

Il bello di vedere i film al cinema è che puoi goderteli, qualche volta, a scatola chiusa, ovvero ignaro di ciò che capiterà durante la visione, avendo visto solo un brevissimo trailer di un minuto e trentadue secondi e una locandina che presenta il cast. Nel caso di A Royal Weekend si è trattato di fidarsi dell'attore principale, ovvero Bill Murray, e godersi il film in sala, una sala tristemente vuota in cui solo quattro persone erano sedute. Elogiato dalla critica come il degno erede de Il Discorso del Re, il film di Roger Michell ha tanti pregi interessanti, ma non è sicuramente privo di difetti. Primo tra tutti una mancanza di focus principale: la pellicola parla infatti di Franklin Roosevelt e del suo tentativo di riportare l'America e l'Inghilterra in buoni rapporti, raccontando però la storia dal punto di vista di Daisy, la cugina di quinto o sesto grado del presidente americano nonché sua amante. Peccato però che più volte non si capisce se il fulcro principale dello script di Richard Nelson sia la storia d'amore tra i due, o i fatti storici che mettono Roosevelt faccia a faccia con Re Giorgio, o ancora l'atipica vita privata del presidente.

12 gennaio 2013

Il Re Leone

Uno dei più significativi classici Disney degli anni novanta si permette di recuperare una delle più classiche e note storie del drammaturgo inglese William Shakespeare. Sì, perché volente o nolente Il Re Leone non è altro che una versione africana e animalesca di Amleto. Questo, ovviamente, non è un punto a sfavore per la pellicola di Rob Minkoff, anzi è tutto di guadagnato, anche perché non è la storia il punto centrale di questo film. Sceneggiato da Linda Woolverton assieme a Jonathan Roberts e a Irene Mecchi, lo script vive soprattutto di personali originali e caratterizzati molto bene, nei quali sono reperibili in maniera chiara e determinata i loro principali tratti emotivi. Simba è di fatto il buono e ingenuo dall'inizio alla fine, Scar è il cattivo subdolo e doppiogiochista in ogni sequenza, Mufasa è il saggio padre che viene a mancare, Zazu è il simpatico maggiordomo sempre al fianco del re e così via. Non manca il lato comico portato avanti nel corso della storia da personaggi secondari come Pumbaa, Timon e le tre iene, utili anche a smorzare i toni decisamente tragici della fine del primo atto.

11 gennaio 2013

Cloud Atlas

I due fratelli autori della filosofica trilogia di Matrix ritornano sul grande schermo per portarci una nuova pellicola piena di temi interessanti e di spunti di riflessione. Ad arricchire Cloud Atlas di tutto questo ci pensa prima di tutto la sceneggiatura che rivisita per il grande schermo il romanzo L'atlante delle nuvole di David Mitchell, riempiendolo ancora di più di temi contemporanei senza però snaturarne la storia. Gli autori di questa pellicola sono tre, oltre a Andy Wachowski e al suo immancabile parente (non saprei se definirlo fratello o sorella) Lana Wachowski, a completare il trittico c'è il nome di Tom Tykwer, che aiuta a gestire l'enormità di tutto questo materiale sia come regista che come sceneggiatore. Il film riesce ad essere un fantastico affresco di diversi mondi e periodi storici, tutti con una loro storia da raccontare, che però fanno molta fatica ad incastrarsi tra di loro a causa dell'eccessivo numero: sei racconti diversi sono davvero tanti da portare avanti, e le tre ore o poco meno di durata non facilitano la sopportazione della storia, qualche lunghismo di troppo si sarebbe potuto evitare, riducendo la pellicola almeno di una ventina di minuti.

Benvenuti a Zombieland

Sono sempre stato un appassionato degli zombie movie da quando ho visto il remake de La Notte dei Morti Viventi diretto da Tom Savini, uno dei primi film di questo genere che sono capitati davanti ai miei occhi. Successivamente ho recuperato la saga di George A. Romero, il vero papà degli zombi, il primo che ha cominciato a riempire questi film con una forte critica sociale. Poi è arrivata la fama anche per i morti viventi e, nel bene e nel male, sono stati utilizzati continuamente nel mondo dell'horror e del cinema in generale. La pellicola di oggi è infatti una commedia pungente e molto originale, diretta dalla mano interessante e interessata di Ruben Fleischer che, alla sua opera prima dopo cortometraggi e qualche episodio televisivo, si dimostra un regista pronto a regalarci più di un film originale. Magari questo Benvenuti a Zombieland è stato elogiato un po' troppo dalla critica mondiale, ma tutte le parole positive nei confronti del film sono state spese bene.

10 gennaio 2013

Mi Consenta

Finalmente riusciamo a recuperare la nostra dignità cinematografica e a farci valere ancora una volta, come faceva il buon vecchio Totò e come il nostro amato Alberto Sordi. La comicità italiana recupera il suo fascino malinconico e, con un fantastico sguardo al passato, in particolare agli ultimi vent'anni, riesce a farci ricordare i bei tempi ormai andati. Protagonista di Mi Consenta il premier politico nonché imprenditore italiano Silvio Berlusconi che, nonostante faccia a gara con Nicole Kidman per quanto si sia rifatto, riesce ancora a regalarci espressioni facciali migliori di Kristen Stewart. Berlusconi interpreta il ruolo di un leader politico ormai inconsistente, deriso da tutti e additato anche dai suoi collaboratori. Nessuna spalla per il povero protagonista, per rafforzare il ruolo degli antagonisti Michele Santoro e, il migliore di tutti, Marco Travaglio, che ci regala una performance paragonabile a quella che ha regalato l'Oscar a Christoph Waltz nel 2009 per Bastardi Senza Gloria.

9 gennaio 2013

L'incredibile Hulk

Un grossissimo punto interrogativo aleggia attorno a questa pellicola, che ha diviso in maniera netta i fan del gigante verde, ma che ha comunque deluso una grossa fetta del pubblico Marveliano, facendo apparire Hulk come uno dei più difficili personaggi dei fumetti da portare sul grande schermo. Già Ang Lee aveva diviso critica e pubblico con il suo precedente capitolo, ma ora Louis Leterrier lo fa in maniera più evidente e diretta. Chi ama le storie coerenti e un pizzico di originalità rimarrà terribilmente deluso, soprattutto a causa dell'ottimo cast presente nel film capitanato da Edward Norton nei panni del dottor Bruce Banner, affiancato da Liv Tyler in quelli dell'amore impossibile Betty Ross e ostacolato da un terribile Tim Roth che interpreta la controparte umana del villain Abominio. Gli effetti speciali sono ottimi e la CGI rende giustizia ai protagonisti usciti dal fumetto, in particolare un Hulk finalmente interessante e per nulla gommoso. Interessanti le numerose citazioni, come i pantaloni viola, il cammeo di Lou Ferrigno, quello immancabile di Stan Lee, la definitiva frase "Hulk spacca" e il battito di mani del gigante per spegnere l'incendio. Ma le bellezze finiscono qui.

8 gennaio 2013

Nightmare Before Christmas

Lo sfarzo macabro e quello gioioso, il confronto di due mondi diametralmente opposti e l'avventura di un outsider che cerca di trovare il suo posto nel mondo. C'è tutto questo in Nightmare Before Christmas, l'universo animato ideato dalla geniale mente visionaria di Tim Burton e diretto da uno dei suoi più intimi amici Henry Selick, ben più esperto del regista di Burbank nell'ambito dell'animazione a passo uno. Con questo film si entra in un mondo a sé stante sia per quanto riguarda la narrazione e la trama sia per ciò che il film trasporterà nel nostro universo materiale. Il successo di questa pellicola ha creato infatti un fanatismo che si è esteso a macchia d'olio e una campagna di marketing talmente virale da essere paragonabile a quella inerente all'universo di Star Wars. Non c'è cinefilo che non abbia visto Nightmare Before Christmas e non c'è nerd medio che non abbia almeno un accessorio con il viso di Jack Skeletron, portachiavi o maglietta che sia.

7 gennaio 2013

Frankenstein di Mary Shelley

In molti reputano l'autore Kenneth Branagh come un regista pretenzioso, eccesivamente teatrale e l'incarnazione cinematografica dell'egocentrismo più sfreanto (proprio a causa di questo gli fu affidata la parte del presuntuoso Gilderoy Hallock in Harry Potter e la Camera dei Segreti). Se tutte queste caratteristiche valgono per il suo stile e per la sua persona, lo stesso non si può dire del risultato delle sue opere. In particolare questo suo Frankenstein di Mary Shelley vive proprio grazie ai tanto criticati eccessi di Branagh, che cura una regia meticolosa e pulsante, sempre al servizio di un cast spettacolare dove a farla da padrone è la Creatura interpretata da un Robert De Niro all'ennesima potenza, tragico e perfido, drammatico e spaventoso, villain e protagonista al tempo stesso.

6 gennaio 2013

Dracula

Delusi dall'ennesima rivisitazione del più classico degli horror che non ha niente da dire? Stanchi del solito remake o, comunque, del nuovo filone che l'horror ha intrapreso? L'unica cosa da fare è tornare indietro nel tempo e recuperarsi quel buon vecchio cinema horror che si faceva una volta. In questo caso l'horror è tale solo a metà, poiché qui si entra in un mondo totalmente a sé, quello dei classici Universal, nati in un periodo in cui il cinema americano stava raggiungendo il suo apice e si sentiva il bisogno di queste rivisitazioni una dietro l'altra. Il successo di questo filone lo si può paragonare a quello attuale dei cinecomics ma, se comunque si trattavano i mostri sacri del terrore in chiave più avventurosa ed action, non si snaturava comunque la loro essenza. Dracula ne è uno dei più chiari esempi. Diretto da un autore affermato come Tod Browning, questo film ha tra i suoi punti più forti la fotografia di Karl Freund (co-regista non accreditato), il quale riesce ad immortalare al meglio i momenti di tensione, focalizzando spesso e volentieri la sua attenzione sugli occhi dei protagonisti tanto quanto lo fa la macchina da presa di Browning, in particolare quelli pazzi e spaventosi del Renfield di Dwight Frye, quelli sensuali e ipnotici della Mina di Helen Chandler e quelli spettrali e terrificanti del Dracula di Bela Lugosi.

5 gennaio 2013

Sherlock Holmes - Gioco di Ombre

Il primo film di questa nuova saga action americana dedicata ai personaggi creati dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle aveva come unica pretesa che quella di intrattenere il suo pubblico dandogli anche qualcosina in più rispetto alle sane scazzottate che non guastano. Anche Sherlock Holmes - Gioco di Ombre, il sequel ufficiale, segue più o meno questo ragionamento, aumentando però l'ammiccare al primo capitolo. Ciò che fa storcere il naso in questa nuova pellicola di Guy Ritchie è il continuo spingere verso qualcosa di comico-ironico, rendendo spesso ridicolo il metodo deduttivo dello Sherlock impersonato da Robert Downey Jr., come anche i suoi travestimenti e, più in generale, il suo modus operandi (complice anche la comparsa del fratello Mycroft Holmes interpretato da Stephen Fry). Già solo la presunzione forzata dell'Holmes del primo capitolo bastava a renderlo un personaggio sopra le righe e ben costruito, ora questo continuo forzare verso la risata facile e commerciale è piuttosto fastidioso.

Mamma Ho Perso L'Aereo

"No, dai, basta, lo passano tutti gli anni, quest'anno non lo guardo." E con questo discorso sono andato avanti per una buona decina di Natali o poco più, evitando di vedere Mamma ho perso l'aereo per molto, forse troppo, tempo. Così, recuperata in DVD la vecchia opera di Chris Columbus, la riscoperta è stata duplice. Molti passaggi e molti personaggi erano stati rimossi dalla mia memoria labile e non rinfrescata per tanto tempo, con il risultato di trovarmi a rivedere questo film con gli occhi di un adolescente apparentemente maturo ma decisamente più grande. Il risultato? Lo stesso, ovvero divertimento puro e semplice ma pur sempre efficace e la visione del medesimo film con i medesimi occhi. Sì, perché Mamma ho perso l'aereo gode dell'incredibile capacità di farti tornare bambino e di simpatizzare con il protagonista qualunque età tu abbia. Saranno forse i mille personaggi secondari sgradevoli ad enfatizzare il ruolo del protagonista Macaulay Culkin, oppure il fatto di trovarsi da solo a dover difendere la propria casa, improvvisamente adulto e responsabile, pronto a fare la spesa, il bucato e quant'altro serva per riuscire a vivere come uno scapolo precoce.

Bastardi Senza Gloria

Riguardare un film e riscoprire ogni volta cose nuove: questo è il vero cinema. E chi riesce a stupire lo spettatore ad ogni visione meglio di uno dei più grandi autori contemporanei, ovvero Quentin Tarantino? Sono in pochi i registi capaci di ciò e sicuramente il buon Quentin è nella top five di questi. Ogni suo film è pregno di passione per il cinema, ma con questa perla del 2009 è riuscito a tirare fuori una citazione dietro l'altra e a regalarci una delle regie migliori dell'anno e, in generale, della sua filmografia. Bastardi Senza Gloria  rivisita la storia della seconda guerra mondiale  e mescola personaggi reali con quelli inventati in un connubio perfetto di humour e azione. A portare avanti la storia ci sono gli attori protagonisti Christoph Waltz (premiato con l'Oscar come miglior attore non protagonista e lanciato nel firmamento proprio con questo film), Brad Pitt (finalmente in un ruolo totalmente diverso da quelli a cui ci ha abituato durante la sua carriera) e tutti gli altri comprimari, tra i quali spiccano Mélanie Laurent nei panni dell'ebrea avida di vendetta Shoshanna e Diane Kruger ad interpretare la star del cinema Bridget Von Hammersmark.

3 gennaio 2013

Quasi Amici


Che cosa c’è di più bello di una fantastica amicizia nata per caso, quasi incredibile, tra due persone completamente diverse che riescono a capirsi al volo e a ricambiarsi a vicenda? Olivier Nakache e Eric Toledano scrivono e dirigono una storia semplice ed efficace, regalando a tutti un film memorabile e dimostrando che la Francia non ha dimenticato come si fanno i bei film capaci di intrattenere e di appassionare tutti (The Artist docet). Immaginatevi il quadro: un ricco paraplegico depresso incontra un uomo di colore pieno di problemi familiari. L’ultima cosa a cui si pensa sarà sicuramente una commedia. Eppure, ve lo assicuriamo, si ride a crepapelle con Quasi amici, un film pieno di ironia giocato su due personaggi che, nonostante a volte appaiano stereotipati, riescono da soli a mantenere viva l’anima della pellicola.

ParaNorman


Quando si aspetta con ansia l’uscita cinematografica di una pellicola originale e diversa, stramba e particolare, si rischia sempre di rimanere parzialmente delusi. Questo non potrà succedere con ParaNorman, un film particolare tanto quanto il suo protagonista, piccolo bambino emarginato da tutti per la sua qualità unica e irreplicabile, ovvero quella di vedere e parlare con i defunti. Più burtoniana di alcuni film di Tim Burton stesso, la pellicola diretta da Chris Butler e Sam Fell mette in gioco personaggi piuttosto caricaturali e stereotipati, ma lo fa in un contesto divertente e interessante. L’introduzione, che cita i più vecchi film horror di serie B, merita da sola la visione, assieme alle musiche a tratti originali e a tratti anch’esse citazioni delle classiche musiche dei film di autori del genere come Dario Argento e George A. Romero.

Ho Cercato il Tuo Nome

Nicholas Sparks è sicuramente uno degli autori letterari più abusati nel campo della trasposizione cinematografica moderna e commerciale (lo dico senza accuse, perché di fatto è quello che è). Purtroppo, però, i suoi racconti non sono sempre facili da trasporre in pellicola come le grandi produzioni pensano. A volte, infatti, capita che una storia abbia bisogno di più tempo e di più profondità per essere descritta al meglio e in tutta la sua ampiezza. È il caso di Ho cercato il tuo nome, un film che avrebbe tanto da dire, ma del quale lo spettatore riesce a grattare solo la superficie. La cosa che più delude del film è l’imponente mole di potenzialità sfruttata male.

The Double


Perdonate la brevità di questo articolo, ma c'è ben poco da dire su questo film, soprattutto per il fatto che la sceneggiatura risulta essere eccessivamente piatta. Diretto da Michael Brandt, sceneggiatore di alcune pellicole di successo e qui al suo esordio come regista, The Double parte con una carica forse eccessiva, ed è questo il suo più grande punto debole. Sceneggiata dallo stesso Brandt aiutato anche da Derek Haas, la storia scopre quasi subito le sue carte segrete, svelando fin troppo presto il mistero che si cela dietro ai due ottimi protagonisti, mistero che non approfondirò per non rovinare la visione a chi ancora non ha potuto approfittare di questo film, soprattutto perché è l'unico colpo di scena presente all'interno della pellicola. Tuttavia le scene d’azione sono girate in maniera interessante, anche se piuttosto classica.

Ti Stimo Fratello


C’è chi dice che Hollywood sia ormai una fabbrica di kolossal, invasa soprattutto da supereroi che diventano realtà, da fumetti che si trasformano in metri e metri di pellicola e di idee trite e ritrite. Se questo è il cinema americano, come definire allora quello italiano? Stereotipato, insulso, risibile, affascinante, monotono? Chi lo sa quale sia l’aggettivo giusto per definirlo. Chi lo sa se effettivamente c’è un aggettivo per definire tutto il cinema italiano. Certo è che, se il fenomeno sociologico americano è il cinecomic, in Italia abbiamo un altro richiamo di massa che risuona come campanellino da probabile buon incasso: la televisione. Sono tanti e incredibilmente diversi i personaggi che, prima di approdare sul grande schermo, fecero la loro gavetta in televisione. Ricordiamo il caso Checco Zalone con i suoi due film Cado dalle nubi e Che bella giornata, oppure il trio Aldo, Giovanni e Giacomo.